Terminata la fase a gironi i Mondiali 2018 entrano nel momento più emozionante con le sfide ad eliminazione diretta. Partenza con il botto tra Francia e Argentina, per finire il 3 luglio con Colombia-Inghilterra.
In attesa di scoprire chi proseguirà il cammino verso la conquista della coppa del mondo facciamo un passo indietro, ripercorriamo la storia dei mondiali dal 1954 al 1986 attraverso alcune delle maglie più iconiche.
World Cup 1954 – Svizzera
Fu il mondiale del miracolo di Berna, quando l’Ungheria di Puskas, grande favorita del torneo, perse clamorosamente la finale contro la Germania Ovest per 3-2. Ai quarti, sempre a Berna, gli ungheresi avevano sconfitto il Brasile 4-2 in un’autentica battaglia, prima in campo e poi al fischio finale con una rissa che coinvolse giocatori, staff e dirigenti. Squalifiche comminate dalla FIFA: 0! Altri tempi, altro calcio…
Dal 1954 abbiamo ripescato la casacca della Svizzera con l’ampia scollatura chiusa dai laccetti, la maglia del Belgio con l’omaggio alla bandiera sul colletto e sui polsini, e la divisa bianca dell’Ungheria fasciata dal tricolore con l’emblema dell’epoca al centro.
World Cup 1958 – Svezia
Il primo trionfo del Brasile con l’esplosione di Pelè, la prima volta senza l’Italia e l’edizione con il marcatore ancora oggi più prolifico in un mondiale: Just Fontaine, 13 reti in 6 partite.
I padroni di casa della Svezia, dopo aver superato l’URSS e la Germania Ovest, arrivarono in finale trascinati dalle reti di Nils Liedholm, Lennart Skoglund e Kurt Hamrin. Di fronte alla classe dei brasiliani però non ci fu nulla da fare, finì 5-2 con Pelè campione del mondo a 17 anni e il Brasile che ancora oggi è l’unica squadra sudamericana ad aver vinto un mondiale in Europa.
Affascinante la maglia gialla della Svezia nella sua semplicità, gialla con colletto a polo blu e bandiera sul cuore. La maglia della Francia con cui Fontaine si è aggiudicato il titolo di miglior marcatore era invece blu con l’iconico galletto ricamato.
World Cup 1966 – Inghilterra
L’edizione del 1966 vide il primo – e unico – trionfo della nazionale dei tre leoni guidati da sir Bobby Charlton. Nel mondiale casalingo l’Inghilterra trionfò in finale sulla Germania Ovest non senza polemiche, celebre fu il gol di Hurst nei supplementari con la palla che non varcò interamente la linea di porta.
Fu anche il mondiale di Eusebio, capocannoniere con 9 reti, che trascinò il Portogallo fino al terzo posto.
Rossa, colletto a girocollo e maniche lunghe, gli inglesi entrarono nella storia con la maglia away che portava fiera sul petto lo stemma con i tre leoni e le rose rosse dei Tudor. Notevole anche la maglia della Francia con il tricolore a decorare lo scollo a ‘V’ e l’orlo delle maniche.
World Cup 1970 – Messico
Tante le novità che caratterizzarono il mondiale messicano del 1970. Per la prima volta fu trasmesso a colori in oltre 50 stati, furono introdotti i cartellini degli arbitri e furono permesse le sostituzioni, due a partita. Cambiò anche il pallone, adidas inventò il mitico Telstar a esagoni bianchi e neri che farà la storia del calcio e che oggi è tornato protagonista in Russia in una veste moderna.
Fu anche il teatro della “partita del secolo”, Italia-Germania 4-3, un turbinio di emozioni concentrate in particolare nei cinque gol segnati nei supplementari. Una partita che costò cara agli azzurri, distrutti dalla fatica e incapaci poi in finale di tenere testa al Brasile di Pelè, Carlos Alberto Torres, Jairzinho e Tostão.
Memorabile la maglia azzurra di Facchetti e compagni, minimal con il colletto a girocollo e lo scudetto tricolore sul petto sormontato dalla scritta Italia. Rimanendo in tema tricolore ricordiamo anche la maglia verde del Messico, bella pure quella del Marocco rossa con bordi verdi.
World Cup 1982 – Spagna
“Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo!”, come dimenticare l’enfasi di Nando Martellini nell’annunciare la terza vittoria dell’Italia ai Mondiali. Nell’edizione spagnola si passò da 16 a 24 nazionali partecipanti con tutte le big europee a contendersi il titolo insieme al solito Brasile e ai campioni in carica dell’Argentina.
Guidati da Enzo Bearzot e arrivati in Spagna senza i favori del pronostico, gli azzurri faticarono nella prima fase a gruppi al cospetto di Polonia, Camerun e Perù. Nella seconda fase a gironi la musica cambiò radicalmente, le reti di Tardelli, Cabrini e Paolo Rossi (tripletta) permisero all’Italia di eliminare Argentina e Brasile, qualificandosi alla semifinale contro la Polonia di Boniek, vinta per 2-0. La finale, giocata al Santiago Bernabeu, sorrise agli ancora agli azzurri che sconfissero la Germania per 3-1.
Fra tutte le foto della manifestazione, oltre all’urlo di Tardelli entrato nella storia, ci piace ricordare lo scatto con il presidente Pertini che gioca a scopone con Zoff, Causio e Bearzot sull’aereo di ritorno con il trofeo in bella mostra.
Fra le maglie sarebbe troppo facile segnalare la mitica casacca azzurra di Le Coq Sportif con il tricolore, per cui vi mostriamo quelle dell’Inghilterra, dell’Unione Sovietica e dell’Algeria. Quest’ultima riuscì a sconfiggere clamorosamente la Germania all’esordio, ma fu poi eliminata per la differenza reti.
World Cup 1986 – Messico
Concludiamo questo viaggio con il mondiale di Messico ’86, inizialmente previsto in Colombia. A spuntarla fu l’Argentina che bissò il successo del 1978, trascinata da un inarrestabile Diego Armando Maradona. Sua la doppietta più famosa della storia ai quarti contro l’Inghilterra, dapprima con la “Mano de Dios“, pochi minuti dopo con quello che diventerà il gol del secolo al termine di una cavalcata memorabile.
In finale l’Albiceleste superò la Germania 3-2 con un gol nel finale di Jorge Burruchaga, perfettamente imbeccato da Maradona con un assist da centrocampo.
Un aneddoto curioso riguarda la maglia away blu usata contro l’Inghilterra. Nella sfida contro l’Uruguay agli ottavi i calciatori argentini si lamentarono per l’eccessivo calore causato del tessuto di cotone della casacca, ritenuto troppo pesante. Per ovviare al problema si tentò di praticare dei tagli con la forbice per poterle alleggerire, ma il risultato fu un autentico disastro: a 48 ore dalla partita l’Argentina non aveva maglie da gioco.
Il dirigente dell’AFA, Rubèn Moschella, recuperò in un negozio di Città del Messico una serie di maglie blu firmate Le Coq Sportif che ebbero l’approvazione del tecnico Carlo Bilardo e del Pibe de Oro: “Con queste batteremo l’Inghilterra”. Lo stemma dell’AFA fu realizzato in tempi record privo delle corone d’alloro e cucito dalle sarte del Club America, le stesse applicarono con il ferro da stiro i numeri argentati da football americano. Il resto è storia.
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