È un finale di stagione decisamente ricco di novità quello dell’Atalanta, almeno dal punto di vista delle divise. Dopo avervi raccontato, la settimana scorsa, dell’anticipazione della maglia 2013-14, questa volta vi parliamo della speciale casacca, indossata nell’ultimo turno di campionato, celebrativa di uno dei massimi traguardi raggiunti dal club orobico.
Pizzaballa, Pesenti, Nodari, Veneri, Gardoni, Colombo, Domenghini, Nielsen, Calvanese, Mereghetti e Magistrelli. Per i tutti i tifosi bergamaschi – di una certa età e non -, si tratta di nomi entrati di diritto nella leggenda (sportivamente parlando). Esattamente 50 anni fa, l’undici sopracitato fu artefice di quello che rimane tuttora il punto più alto mai raggiunto dal club atalantino: la conquista della Coppa Italia.
Era il 2 giugno 1963 quando la squadra nerazzurra, allenata da Paolo Tabanelli, vinse la sua prima (e finora unica) coppa nazionale: dopo aver superato, nell’ordine, Como, Catania, Padova e Bari, la formazione orobica si guadagnò l’approdo alla finale di Milano dove, non senza sorpresa, superò con un netto 3-1 il Torino.
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Mattatore assoluto di quella partita fu Angelo Domenghini, giovane attaccante di Lallio che, con la sua tripletta, sovvertì i pronostici e regalò all’Atalanta quella che rimane forse la pagina più bella della sua storia. Il trofeo fu il coronamento di una stagione assolutamente positiva, che registrò per i colori nerazzurri anche un buon 8° posto in Serie A e il raggiungimento della finale di Coppa delle Alpi, persa contro la Juventus.
Proprio per festeggiare degnamente questo importante anniversario, l’Atalanta è scesa in campo ieri contro il ChievoVerona, davanti al pubblico amico dell’Atleti Azzurri d’Italia, indossando una speciale maglia celebrativa, identica a quella sfoggiata cinquant’anni prima a San Siro nella vittoriosa finale di coppa. La nuova divisa replica fedelmente la storica casacca dei primi anni ’60 a partire dalla rigatura verticale, abbastanza larga (pur se l’Atalanta ci ha abituato, anche in anni recenti, a sfoggiare righe molto ampie).
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L’elemento più caratteristico della divisa è sicuramente riscontrabile nel colletto, che riporta in auge lo scollo chiuso da laccetti, come sulle uniformi di Domenghini e compagni. Lo stesso colletto e i bordini sono neri, mentre sul petto – unico elemento di novità rispetto alla casacca della storica finale – è stata inserita una piccola coccarda tricolore, abbinata alla semplice scritta ‘1963’, elegante e discreta.
La sola “nota stonata” di questa uniforme può forse essere ravvisata nella parte posteriore, dove per nomi e numeri è stato mantenuto il font delle maglie 2012-13: un “anacronismo” che cozza non poco con il taglio classico e vintage di questa maglia. Molto apprezzabile, di contro, la rinuncia ad esibire gli sponsor, sia tecnici (Erreà) che ufficiali (Axa e Konica-Minolta). Nulla di specifico è invece stato fatto per pantaloncini e calzettoni, che rimangono quelli della stagione appena conclusa.
Per quanto concerne il percorso dell’Atalanta in Coppa Italia, nei decenni seguenti i bergamaschi raggiunsero in altre due occasioni l’ultimo atto della manifestazione, rispettivamente nelle stagioni 1986-87 (in cui vennero battuti dal Napoli di Maradona) e nel 1995-96 (quando vennero superati dalla Fiorentina di Batistuta).
Proprio la finale del 1987 diede il là ad un’altra “storica” epopea bergamasca, stavolta in campo europeo: avendo i partenopei centrato quell’anno il double “scudetto-coppa nazionale”, l’accesso alla più prestigiosa Coppa dei Campioni fece sì che gli azzurri lasciassero vacante il loro posto in Coppa delle Coppe; il club nerazzurro si ritrovò così, da finalista perdente, qualificato all’Europa, nonostante la contemporanea retrocessione maturata in campionato.
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L’avventura europea del 1987-88 andò oltre le più rosee previsioni: pur militando in Serie B, quell’anno l’Atalanta fu l’ultima squadra italiana ad essere eliminata dalla coppe e riuscì a spingersi – contro ogni pronostico – fino alle semifinali dove, ad un passo dal sogno, venne estromessa dai belgi del Malines, poi vincitori nel giro di pochi mesi di Coppa delle Coppe e Supercoppa europea. Chissà che la prossima stagione il piccolo Wigan, fresco trionfatore in FA Cup nonostante la retrocessione in Championship, possa replicare un cammino simile in Europa League…
L’Atalanta di quella stagione, allenata da Emiliano Mondonico, centrò comunque il ritorno in Serie A grazie al 4° posto ottenuto in volata in serie cadetta. Le maglie indossate dai giocatori bergamaschi in quell’annata, realizzate da Latas, presentavano una rigatura verticale più stretta rispetto a quelle degli anni ’60, con un colletto nero con scollo a V, e bordini delle maniche anch’essi neri; sul petto campeggiava il grande rettangolo bianco dello sponsor Sit-in.
La vittoria atalantina nell’edizione del 1962-63 rappresenta un bell’exploit da parte di una delle storiche “provinciali” italiane. In questo senso, spulciando nell’albo d’oro della Coppa Italia possiamo imbatterci in altri casi analoghi di vittorie “a sorpresa”, tra cui l’incredibile affermazione del Vado nell’edizione inaugurale del 1922, il successo del Venezia nel 1941 (pur se quella squadra poteva schierare campioni del calibro di Ezio Loik e Valentino Mazzola, futuri punti di forza del Grande Torino) e, più recentemente, il trionfo del Vicenza nel 1997.
Tornando alla maglia celebrativa del 1963, tutti i tifosi nerazzurri possono già trovarla ed acquistarla al ‘Temporary Atalanta Store’ di Piazza della Libertà, ovviamente a Bergamo.
Conoscevate la storia della Coppa Italia del 1963? E come giudicate quest’operazione-celebrativa dell’Atalanta?