C’era una volta il calcio scozzese, capace di entusiasmare milioni di calciofili sparsi in tutto il mondo grazie ad una atmosfera ineguagliabile e alla passione e all’agonismo rovesciato in campo dai protagonisti. Parliamo, ormai, di un’era fa.
L’ultimo risultato apprezzabile di una compagine delle Highlands è stata la finale di Coppa Uefa raggiunta dai Rangers nella stagione 2007-2008, persa poi malamente con lo Zenit San Pietroburgo. Già, i Rangers. Un club che, volente o nolente, è parte integrante della storia di questo sport. Attualmente è impegnato nella risalita dopo il fallimento del 2012 e le divise con cui scende in campo, realizzate da un colosso come Puma, sono però abbastanza insipide, a testimonianza del momento buio che non coinvolge solo il rettangolo verde. C’è stato, però, un periodo in cui Nike, sulla cresta dell’onda, decise di affidarsi ai ‘Gers‘ per diffondere il proprio marchio.
Era il 1997 e in cinque anni il binomio formato dal club protestante di Glasgow e dall’azienda sportiva dell’Oregon produsse kit davvero interessanti, accompagnati da ottimi risultati sul campo e da una visibilità internazionale che raggiunse picchi mai più eguagliati.
Nel 1997 Nike si presenta a Glasgow, sponda Rangers, con volontà ed entusiasmo per raccogliere il pesante testimone di Adidas e con la difficile concorrenza di Umbro, da più di vent’anni lo sponsor tecnico dei cugini del Celtic.
Sulla panchina dei ‘Gers’ siede Walter Smith, stabile guida tecnica sin dal 1991. Il manager scozzese può vantare un collettivo con grandi protagonisti: gli idoli locali Goram, Gough e McCoist e giocatori come Brian Laudrup, Gascoigne, Thern, Albertz e Bjorklund. Assoluto protagonista è Marco Negri, bomber italiano acquistato dal Perugia e capace di segnare la bellezza di 37 reti in 40 presenze. Lui e la nutrita colonia tricolore (che comprendeva anche Gattuso, Porrini e Lorenzo Amoruso) concludono una stagione avara di soddisfazioni, ma significativa per il ciclo che avrebbe aperto.
La maglia da casa prevede una doppia tonalità di blu ed è arricchita da finiture bianche, nere e rosse. Colletto a polo bianco con finiture nere. Swoosh Nike e stemma societario (molto curato) raccolti da un bordo rosso, così come rossa è la banda che partiva dal polsino delle maniche e attraversava il petto, determinando una fascia di blu più scuro all’altezza dello sponsor ‘McEwan’s’. Molto interessante anche la divisa da trasferta: bianca con un disegno palato nero a sfumare da metà divisa in giù. Colletto a polo nero con rifiniture biancorosse (le stesse dei polsini), swoosh nero bordato di rosso e stemma societario, in rilievo, blu bordato di rosso.
Per la prima avventura nella terra di Nessie, Nike disegna anche una terza maglia utilizzata nel preliminare di Champions League contro il Goteborg. Template molto simile a quello delle due maglie principali. Tonalità rossa con due sottili bande bianconere a metà e a trequarti. Colletto in maglieria bianconero, swoosh bianco bordato di nero, stemma societario blu in rilievo e sponsor in nero. Nel 1998 ad ‘Ibrox Park’ arriva l’olandese Dick Advocaat (primo manager straniero nella storia del club) se ne vanno (tra gli altri) Goram, McCoist, Laudrup, Gattuso e Bjorklund per far spazio a agli olandesi Numan e van Bronckhorst, al russo Kanchelskis, ai francesi Charbonnier e Guivarc’h, all’inglese Wallace e ad altri rinforzi importanti come Moore, Hendry, Klos, Amato e Reyna (questi ultimi solo a stagione inoltrata).
I Rangers vincono il ‘treble’ domestico: campionato, Scottish Fa Cup e Coppa di Lega. Come da tradizione anglosassone la divisa da casa è la stessa dell’annata precedente ma c’è una nuova maglia da trasferta: rossa con spalle e fianchi in blu scuro, colletto in maglieria dello stesso colore e bianco con swoosh, stemma societario (questa volta senza la ‘cornice’) e sponsor in bianco.
Nel 1999 Nike decide di cambiare, prendendo spunto dalla divisa da trasferta della stagione appena conclusa. Dick Advocaat continua a raccogliere successi grazie ad una squadra ormai rodata che perde qualche ‘esubero’ (Thern, Guivarc’h) ed acquista rinforzi mirati come l’olandese Michael Mols.
Sul campo arriva un altro double (campionato e Scottish Fa Cup) conquistato con una maglia di estrema semplicità ma di grande eleganza ed impatto. La tonalità di blu è molto più consona alla storia del club (più ‘royal’, dunque) arricchita da profili bianchi che partono dalle maniche e contornano il fianco e che caratterizzano anche il colletto a v in maglieria. Bianchi anche swoosh e stemma societario, oltre che il nuovo sponsor ‘Ntl’ ‘condiviso’ con il Celtic per motivi di marketing. La maglia da trasferta, invece, non ruba l’occhio. La divisa è bicolore (bianca nella metà superiore e celeste nella parte inferiore) fasciata al centro da una larga banda blu scuro, colore del colletto a polo e dello stemma societario. Lo Swoosh è bianco, bordato di blu.
Anche in questo caso la divisa home viene utilizzata pure per la stagione 2000-2001 con Nike che cambia la away e la third. La maglia da trasferta è bianca, con lo stesso template di quella casalinga. Le finiture sono rosse e blu, con due bande orizzontali sul petto di questi entro le quali è inserito lo sponsor. Colletto e maniche sono bordati di rosso. La terza maglia (che sarà usata fino al 2002) è interamente rossa con profili neri (dettaglio che borda il colletto a V), swoosh, stemma societario e sponsor in bianco. Dick Advocaat, alla penultima stagione alla guida dei ‘Gers’ chiama dalle parti di ‘Ibrox’ altri suoi connazionali come Ronald de Boer, Konterman e Ricksen. Gli innesti di Kenny Miller, Johnston, Lovenkrands e Tore André Flo (Negri lascerà la squadra a febbraio) non bastano per ripetere l’annata precedente e nel maggio 2001 si chiude una stagione senza trofei ma che vede l’inaugurazione del moderno ‘Murray Park‘, nuovo quartier generale del club.
I costi della struttura influenzano la campagna acquisti che è meno ricca del solito. Claudio Caniggia e Shota Arveladze sono i nomi di punta con Nerlinger, Latapy e Ball a completare le entrate. Salutano ‘Ibrox’ in tanti: Albertz, Porrini, Wallace, Charbonnier, van Bronckhorst, Tugay, Johnston, Reyna e Miller. La stagione comincia molto male e a dicembre Advocaat rassegna le dimissioni. I Rangers si affidano ad Alex McLeish. Scelta felice perché il manager scozzese termina l’annata vincendo la 30° Scottish Fa Cup e la 22° Coppa di Lega, con il Celtic che si aggiudica il campionato.
Il passo di addio di Nike è una casacca semplice ma interessante. Il blu royal è infatti accompagnato da una forte presenza del rosso (sui due fianchi) e da rifiniture bianche che bordano le maniche e che convergono sul colletto (a v bianco e blu con inserto rosso) con un motivo circolare. Swoosh e stemma societario sono in bianco così come lo sponsor Ntl. La maglia da trasferta è interamente bianca con finiture rosse e blu. Il colletto è un girocollo bordato di rosso mentre le maniche hanno una doppia banda rossoblù. Swoosh, stemma societario e sponsor sono in blu.
Nel 2002 si interrompe il rapporto tra Rangers e Nike, con l’arrivo di Diadora che segna un deciso passo indietro a livello di immagine. Una tendenza che sarà invertita parzialmente nel 2005 con il ritorno di Umbro. I ‘Gers’ ed il colosso americano dunque rimangono assieme solamente un lustro (1997-2002) che rappresenta l’ultima età d’oro dello storico club di Glasgow. I 7 titoli conquistati a livello nazionale sono solo un freddo numero che non basta per capire ciò che i Rangers hanno significato per il calcio scozzese in questo lasso di tempo.
La presenza di giocatori dal pedigree internazionale (la lista è lunghissima, ecco nomi principali: Laudrup, Gascoigne, Thern, Albertz, Gattuso, Kanchelskis, Amoruso, Klos, Moore, Reyna, van Bronckhorst, Frank de Boer, Wallace, Hendry, Tugay, Mols, Lovenkrands, Ricksen, Flo, Porrini, Miller, Arveladze, Konterman, Vidmar e Caniggia) e di divise fortemente iconiche e di grande impatto commerciale hanno infatti contribuito a fra progredire in tutto il mondo calcistico il marchio dei Rangers, già in rampa di lancio grazie al positivo quinquennio Adidas.
E poco importa che i risultati a livello internazionale non siano arrivati (traguardo massimo: ottavi di finale della Coppa Uefa 2001-02), alzi la mano, infatti, chi ha cominciato a seguire con maggiore interesse la magia dell’Old Firm (il derby Rangers-Celtic) vedendo i protagonisti sopra citati vestire queste divise, diventate di fatto una pietra miliare nella centenaria storia del club ‘glaswegian’.
Photocredit parziale: classicfootballshirts.co.uk