Dalla prossima stagione l’Avellino riavrà il proprio stemma e la denominazione che aveva perso sei anni fa in seguito al primo fallimento della sua vita.
Gli irpini, tra le società più longeve del nostro paese, erano stati per la prima volta costretti a lasciare la Serie B, da cui erano comunque stati retrocessi sul campo, per ripartire dai Dilettanti perdendo gran parte della loro gloriosa storia.
Tra i beni di maggior valore messi all’asta in seguito al fallimento del 2009 comparve anche lo storico lupo che il 21 marzo 2013 fu acquistato da un imprenditore avellinese, tifoso biancoverde, per la bellezza di 130mila euro (+ iva), superando l’offerta della società ferma a 125mila.
Sembra che fin dalle prime intenzioni l’obbiettivo fosse quello di riconsegnare lo stemma nelle mani della squadra attraverso un comodato d’uso, di modo che il simbolo (assieme alla denominazione U.S.) non fosse più coinvolto in altri sventurati casi. In questo senso c’è da precisare che attualmente, a possedere il logo, non sia un singolo individuo ma l’associazione di tifosi “Per la storia” che di fatto custodisce tra le mani dei propri membri le sorti delle insegne della compagine.
In due parole il logo apparterrà sempre ai tifosi associati e sarà concesso in comodato d’uso alla società che dalla prossima stagione e per 5 anni potrà sfoggiare lo storico stemma come da contratto.
La storia del lupo
Dopo la rifondazione la società aveva comunque provveduto a rifornirsi di un nuovo stemma che non facesse rimpiangere il passato e c’è da dire che in effetti il nuovo simbolo poteva essere considerato un degno restyling di quello perduto, considerando anche il fatto che nel corso degli anni ’90 la squadra aveva sfoggiato delle “variazioni sul tema” di gran lunga meno ortodosse.
Il lupo biancoverde, inquadrato nella losanga, fa la sua prima apparizione nel 1977 su iniziativa del presidente Iapicca che incaricò l’arch. Quirino Sgrosso di progettare uno stemma per le maglie. L’anno dopo fu Serie A e quello stemma restò per sempre a ricordare quel magico decennio che spinse Gianni Brera a definire l’Avellino come la più bella realtà del calcio di provincia fino agli anni ’80 e che incrociò la storia di una squadra con quella di un territorio e di una nazione intera durante i nefasti giorni di un terremoto che cambiò l’Italia.
Perchè il lupo? Totem e tribù.
Gli Hirpini erano una delle principali tribù che costituivano il popolo italico dei Sanniti, nonché la più meridionale delle quattro tribù della Lega sannitica, riunitasi per arginare la minaccia dell’espansionismo di Roma. Occupavano pressoché lo stesso territorio dell’attuale provincia di Avellino ed il loro animale totem era il lupo, tant’è che il termine “hirpus”, in lingua osca, si riferisce proprio al lupo che con questa popolazione condivideva l’impervio habitat appenninico.
Nel liquore benedettino…
L’Avellino è stata la prima squadra ad indossare la maglia biancoverde in massima serie, colore che lo rappresenta nell’immaginario collettivo degli appassionati di calcio, tuttavia le maglie acquisirono il caratteristico colore verde solo nel 1947.
Alcune fonti concordano con l’addebitare tale colore alla rivalità tutta campanilistica tra le città di Avellino e Benevento che si tradusse in uno scontro sui… liquori. Nella discussione su quale fosse il migliore tra il famosissimo Strega, della famiglia Alberti di Benevento, o l’Anthemis, prodotto dai padri Benedettini dell’abbazia di Montevergine sul Partenio, il 23 febbraio 1947 le due squadre si sfidarono indossando ognuna i colori del proprio liquore: giallo per il Benevento e verde (con il colletto bianco) per l’Avellino.
In tutti i modi, al di là dei racconti a sfondo campanilistico che purtroppo non vengono confermati del tutto da fonti beneventane, nessun altro colore avrebbe potuto rappresentare la squadra di Avellino, capoluogo di un territorio verde per antonomasia: “la verde Irpinia”, piccola Irlanda dell’Italia meridionale.