Il Cagliari cambia look.
È stato presentato ieri il nuovo logo che sarà apposto anche sulle maglie 2015-2016, firmate ancora una volta da Kappa.
La squadra più amata dell’isola torna alle origini, riportando in primo piano i 4 mori nel proprio stemma, che ritorna alla forma di uno scudo dopo averla abbandonata nel campionato 1996-97 in favore dell’ovale (ma anche l’ovale in araldica è uno scudo, anche se in pochi se ne ricordano).
C’è però una lampante novità riguardante proprio il celebre emblema isolano: come molti avranno notato i quattro mori cambiano orientamento e, rispetto al passato, si tolgono la benda dagli occhi e guardano verso destra.
Niente di nuovo, si dirà sull’isola, ma si sa, in continente le notizie ci mettono un po’ ad arrivare e quindi è bene specificare che in realtà, il marchio della squadra, ha più semplicemente deciso di adeguarsi alla configurazione della bandiera, deliberata nel 1999 dalla Regione Sardegna, che ripristina la regalità della benda sulla fronte e, per la prima volta, rivolge lo sguardo all’opposto dell’inferitura.
Ora, è bene ricordare che quando si rappresenta graficamente una bandiera, per convenzione l’infenditura è raffigurata al lato sinistro mentre la parte battente sul destro, detto ciò ecco spiegato il ribaltamento dell’immagine.
La configurazione del 1999, con i visi rivolti al battente, ha inoltre nobilissimi intenti da parte della giunta regionale: rappresenta lo sguardo libero di un’intera popolazione verso il futuro, che nel senso di scrittura occidentale è simbolicamente indicato dal lato destro.
Nel senso di scrittura ma non in araldica, a cui tuttavia uno scudetto dovrebbe essere più affine, infatti chi conosce i rudimenti dell’arte del blasone sa che uno stemma, in quanto raffigurazione dello scudo portato da un cavaliere, ha i lati ribaltati, dato che chi lo porta lo guarda dal di dietro. Questo è un “errore” in cui chi progetta uno stemma ai nostri giorni incappa spesso, tuttavia in questo caso, dato il nobile significato e la volontà esplicita di rappresentare la bandiera, storicamente più significativa dello stemma regionale, ci sentiamo di giustificarlo e approvarlo, d’altronde parliamo di calcio, e le indicazione araldiche, per quanto utili, non sono certo un obbligo.
Da notare, a conferma delle teorie araldiche a cui sono soggetti gli stemmi territoriali, che il decreto che cambia la direzione dei mori sulla bandiera non fa altrettanto con quelli sullo stemma della regione, che restano rivolti verso la destra araldica (sinistra di chi guarda) poiché il contrario sarebbe considerato disonorevole.
LA BANDIERA DEI QUATTRO MORI
La bandiera ha origini antichissime attestate già nel XIII secolo, quando l’isola faceva parte dei territori sottoposti alla corona aragonese. Nel corso dei secoli si sono susseguite diverse variazioni sul tema, tuttavia potremmo riassumere dicendo che durante il corso delle monarchie iberiche l’originale disegno delle bende sulla fronte quale serto regale venne pressoché rispettato; fu solo a metà del Settecento, durante il Regno di Sardegna sabaudo, che si sedimentò, per errore o per protesta, quell’iconografia che perdurerà fino al 1999.
I QUATTRO MORI SUL PETTO
Come abbiamo già detto nell’articolo sulla nascita delle mascotte, gli stemmi e i primi album di figurine, le uniche squadre a portare costantemente cucito sul petto un simbolo prima degli anni ’80 erano riportabili sulle dita di una mano. Tra queste compare il Cagliari che fin dai suoi esordi ha sempre sfoggiato con orgoglio la bandiera della Sardegna, e questo segno, almeno sulle maglie, è rimasto invariato fino al 1993-94, anno in cui lascia il posto ad uno stemma più elaborato, rossoblù con i quattro mori in una cella al centro dello scudo e un nastro tricolore a celebrare lo storico scudetto. Questo scudo verrà a sua volta incorporato, senza il nastro, all’interno dello stemma ovale che fino a ieri ha contraddistinto le maglie rossoblù.
In definitiva, possiamo considerare il nuovo stemma come una buona rielaborazione che ha saputo tener conto delle basi storiche del club e del legame col territorio. Il segno grafico risulta moderno e pulito, forse anche troppo dato che sparisce l’anno di fondazione, tuttavia riporta in primo piano la propria identità e quella dei propri tifosi, lo spirito di appartenenza torna ad avere l’importanza che merita e l’immagine dell’intera società riacquisisce valore anche grazie al nuovo sito e ad un’applicazione per smartphone appena varata.
Un deciso primo passo nel riassetto tanto necessario alla squadra dopo la retrocessione di quest’anno.
Con orgoglio, Forza Casteddu!