C’era una volta la maglia del Barcellona. Quella immacolata, scevra da ogni ingombro grafico che la rendeva un’eccezione in ambito calcistico. Ma questo ‘vuoto’ la rendeva anche lo spazio pubblicitario più corteggiato, almeno fino al 2006 quando il fondo blaugrana ha ospitato il primo inserimento promozionale, quello di Unicef a cui il Barcellona versava 1,5 milioni annui e non viceversa.
Da qui la maglia azulgrana non tornerà più come prima. I più maligni hanno sempre pensato che l’escamotage di adottare Unicef come partner benefico fosse solo un cavallo di Troia per arrivare ad ottenere una partnership di tipo commerciale. E anche se questo intento, ovviamente, non è mai stato palesato, la storia recente ce lo conferma. Dopo l’intermezzo pubblicitario a favore dell’organizzazione no-profit Qatar Foundation (2010-2012), che comunque portava nelle casse del club circa 30 milioni di euro a stagione, si è giunti all’attuale sponsorizzazione da parte della Qatar Airways, che tanto ente benefico non è.
Il magheggio su questo passaggio di consegne riguardava una clausola contrattuale in cui la Qatar Sport Investment poteva modificare il nome sulla casacca dopo due anni, cosa che è avvenuta passando dalla sponsorizzazione di un ente no-profit a quello di una compagnia aerea, entrambi appartenenti alla Qatar Investment Authority. Il risultato sono altri 100 milioni spalmati fino al 2016.
Questo breve riepilogo ci porta ad oggi, più precisamente al 12 dicembre 2013, quando il Barcellona ha firmato un nuovo accordo di sponsorizzazione con la multinazionale informatica Intel Corporation. La nuova maglia – presentata presso il centro di allenamento del Barcelona da Deborah Conrad di Intel, da Sandro Rosell, Presidente del FC Barcelona, e dai giocatori Gerard Piqué e Carles Puyol – verrà indossata dalla partita di campionato della Liga contro il Villareal il 14 dicembre.
I termini dell’accordo prevedono che il logo dell’azienda americana, accompagnato dallo slogan “Intel Inside”, compaia all’interno delle maglie e dunque sarà visibile solo durante l’esultanza dei giocatori. Se poi questi ultimi dovranno uniformare le esultanze da gol in modo da esibire il marchio per volere di marketing, non lo sappiamo. Certo è che un accordo quinquennale da 25 milioni di dollari, circa 18 milioni di euro (secondo le indiscrezioni di Forbes), dovrà in qualche modo avere un tornaconto in termini di visibilità. Oltre alla sponsorizzazione sulla maglia, infatti, l’accordo prevede che la multinazionale fornisca la società catalana dei dispositivi più avanzati in termini di miglioramento di ricerca, formazione e prestazione dei giocatori, rivolgendo anche particolare attenzione agli allievi della famosa scuola di formazione per giovani calciatori La Masia, per rendere possibile e promuovere una cultura della creatività.
Per questo la responsabile marketing di Intel, Deborah Conrad, ha affermato che questa con il Barcellona è molto di più che una sponsorizzazione, dal momento che la tecnologia e l’expertise che Intel offre permetterà al Barcellona di diventare uno dei club calcistici più avanzati del mondo: il prossimo anno è previsto anche l’annuncio di programmi di supporto per i tifosi del Camp Nou che miglioreranno l’esperienza delle partite.
Un accordo, questo con Intel, che stando alle parole del responsabile marketing del Barcellona, Manel Arroyo, permetterà al club spagnolo di avere più visibilità a livello internazionale, come se i blaugrana ne avessero bisogno. Il presidente del Barcellona, Sandro Rosell, si è detto molto entusiasta per questa nuova partnership che certamente rappresenta un accordo pionieristico per i catalani (da zero a tre sponsor in tre anni è un salto notevole) ma non per la Liga spagnola in termini di modalità pubblicitaria.
Già perché nel 2009 il Getafe, sponsorizzato da Burger King, aveva impresso all’interno delle maglie la faccia del re degli hamburger in modo tale da sostituire la faccia del giocatore nell’esultanza alla Ravanelli.
Peccato per lui che non si possa brevettare l’esultanza, altrimenti il penna bianca del calcio nostrano sarebbe stato miliardario.