Si è svolta in un clima di festa, accompagnata dai cori degli ultras, la presentazione della maglia del Cosenza Calcio per i 100 anni.
L’evento si è tenuto nel salone di rappresentanza di Palazzo dei Bruzi, alla presenza del sindaco Mario Occhiuto, del presidente rossoblù Eugenio Guarascio e di un centinaio di tifosi e simpatizzanti del club cosentino.
La maglia celebrativa del Cosenza è arrivata in sala addosso ad una modella tra gli applausi dei partecipanti. Metà rossa e metà blu, con un colletto chiuso dai laccetti e lo stemma societario impresso a caldo.
La realizzazione è stata affidata ai sarti dell’Accademia della Moda, un lavoro artigianale fatto da mani cosentine come si faceva una volta. Sul petto nessuno sponsor come richiesto da un’occasione celebrativa che si rispetti. L’unico dettaglio è il ricamo dorato in fondo recante la scritta “1914-2014”.
Il club bruzio la utilizzerà il prossimo 23 Febbraio nella partita casalinga contro l’Aversa Normanna, quando tutta la città sarà colorata di rossoblù. Numerose, infatti, sono le vie cittadine decorate con luminarie dedicate ai lupi o festoni e bandiere rossoblù.
In rete è partito subito il tam-tam delle critiche, in primis riguardo la scelta del modello partito, già utilizzato per la casacca dei 95 anni elaborata dall’agenzia Vircillo&Succurro. Proprio Luigi Vircillo avrebbe dovuto curare la realizzazione di questa divisa, ma a stagione in corso il rapporto con la società è andato deteriorandosi.
Il risultato è stato quello di una maglia senza anima, progettata forse troppo in fretta e con una cura povera dei dettagli (vedi i lacci del colletto, davvero troppo simili a quelli di una scarpa).
Ci si aspettava un lavoro unico, con tessuti dal sapore antico e maggiori riferimenti alla storia dei lupi. Dove sono i richiami ai colori della Fortitudo, la prima squadra calcistica di Cosenza? Perchè manca lo stemma del centenario? Queste sono alcune delle domande che si pongono i tifosi locali.
Come ogni lavoro può piacere o meno, ma la sensazione è quella di un’occasione sprecata. E non bastano i saltelli festosi di una sala intera al coro “chi non salta è giallorosso” per digerirla.