Anche per gli osservatori meno esperti, c’è un elemento fra tanti che permette di distinguere un giocatore di basket dagli atleti di altre discipline di squadra: la canottiera. Sebbene ai tempi del professor James Naismith, colui che nel 1891 inventò la pallacanestro per tenere impegnati i suoi studenti durante l’inverno, i primordiali cestisti si sfidassero indossando maglioncini, pantaloni lunghi e persino gonne (nel caso delle ragazze), negli Anni ’20 canotta e calzoncini sono diventati l’abbigliamento con il quale il nuovo sport si è diffuso in tutto il mondo.
Quasi un secolo dopo, però, questa granitica certezza è stata messa in discussione dalla lega più importante e conosciuta del globo: la National Basketball Association. È in corso la stagione 2012-13, l’ultima con David Stern al timone dall’inizio alla fine; il mitico commissioner passerà infatti il testimone ad Adam Silver nel febbraio 2014. Il 7 marzo, i Golden State Warriors annunciano una curiosa novità: nella partita contro Houston, che si disputerà il giorno seguente alla Oracle Arena, Stephen Curry e compagni indosseranno una bizzarra divisa gialla, che al posto della classica canottiera avrà una maglia a maniche corte.
È l’alba di una nuova era; nei quattro anni successivi, i parquet NBA si riempiranno di pigiamoni che setteranno l’asticella del cattivo gusto a livelli difficilmente raggiungibili. I più maligni sussurrano che la mossa serva a creare spazio per l’imminente sbarco degli sponsor (nell’estate del 2014 si farà un altro passo in quella direzione, spostando il logo NBA sul retro delle casacche), ma Silver giustifica questa scelta con la volontà di provare qualcosa di nuovo e di “più comodo da indossare per i fan”, specificando che la decisione di adottare o meno queste nuove uniformi spetterà a ogni singola franchigia e che l’idea verrà abbandonata qualora i giocatori dimostrassero di non apprezzarla.
Quattro anni più tardi, quando Nike subentrerà ad Adidas come fornitore ufficiale, il responso sarà unanime: le t-shirt lasciamole sui campi da calcio. Nel corso di questa fortunatamente breve epoca, gli atleti si lamenteranno a più riprese della scomodità delle maniche, eliminate in origine proprio per facilitare i movimenti, mentre i tifosi rigetteranno con forza gli orrori stilistici che le varie franchigie sottoporranno ai loro occhi. Per capire meglio cosa siamo stati costretti ad ammirare in quel periodo, ecco tutte le maglie a mezze maniche apparse sui parquet NBA! Paura, eh?
Christmas Day 2013
Per lanciare in pompa magna il nuovo progetto, la NBA sceglie un’occasione particolare: il Christmas Day. Come da tradizione, nel giorno di Natale scendono in campo i migliori giocatori e le franchigie più amate della lega. Ecco dunque i Chicago Bulls impegnati sul campo dei Brooklyn Nets; gli Oklahoma City Thunder di Kevin Durant e Russell Westbrook contro i New York Knicks (senza Carmelo Anthony, assente per infortunio); i Miami Heat dei ‘Big Three’ James, Wade e Bosh contro i Lakers, privi di Kobe Bryant; infine il derby texano fra Houston Rockets e San Antonio Spurs e quello californiano fra i Los Angeles Clippers di ‘Lob City’ e gli emergenti Golden State Warriors.
Le dieci squadre scendono in campo indossando delle uniformi monocolore, con il logo della franchigia al centro di una maglietta a maniche corte. Per presentare queste divise e promuovere la rassegna natalizia viene girato un memorabile spot, in cui le stelle NBA suonano Jingle Bells colpendo a suon di canestri i sonagli fissati sulle retine. A mettere il punto esclamativo arriva LeBron, che schiaccia al volo un alley oop di Steve Nash.
All-Star Game 2014
L’apogeo della ‘sleeves era’ si raggiunge con l’All-Star Game di New Orleans, che vede l’esordio nella manifestazione di Stephen Curry, Damian Lillard, Anthony Davis, DeMar DeRozan, John Wall e Paul Millsap. Per la prima volta nella storia, le formazioni della Eastern e della Western Conference indossano dei magliettoni stile football, su cui appare un grosso giglio, simbolo della città della Louisiana. Per fortuna l’esperimento viene abbandonato subito; dall’edizione successiva, disputata al Madison Square Garden di New York, si tornerà alle care e vecchie canotte. Per la cronaca, la partita delle stelle viene vinta dalla Eastern Conference, con Kyrie Irving eletto MVP della contesa.
Boston Celtics
Per la verità, i Celtics hanno anticipato questa moda di quasi settant’anni; nella stagione 1946/47, ufficialmente riconosciuta come quella inaugurale della NBA (Basketball Association of America e National Basketball League si fonderanno nel 1949), i biancoverdi hanno sfoggiato delle casacche a mezze maniche, salvo abbandonarle dopo un solo anno.
Il vetusto indumento torna improvvisamente alla ribalta nel 2013/14, mentre la mania delle magliette imperversa incontrollata sui parquet d’America. In occasione della festa di San Patrizio viene presentata una divisa verde-oro, un abbinamento già utilizzato nelle stagioni precedenti e che verrà mantenuto anche l’anno successivo. Nel 2014 la franchigia oltrepassa però il limite, introducendo una tutina grigia con scritte bianche che Isaiah Thomas e compagni, loro malgrado, indosseranno fino al 2017.
Brooklyn Nets
Nell’estate del 2013, la dirigenza dei Nets prende due decisioni di cui finirà per pentirsi: cedere quattro prime scelte ai Celtics (due delle quali verranno spese per Jaylen Brown e Jayson Tatum) in cambio delle versioni crepuscolari di Paul Pierce e Kevin Garnett e aderire all’iniziativa delle mezze maniche. Nelle quattro stagioni successive, mentre Boston getta le basi per un nuovo ciclo ad alti livelli, Brooklyn sprofonda nella mediocrità, con l’onta aggiuntiva di un completo grigio con le scritte blu (ma perché??) che non stonerebbe in un carcere di massima sicurezza.
La formazione di coach Jason Kidd è tra quelle impegnate nella kermesse natalizia, quando sfoggia una tenuta total black con il logo della franchigia sul petto. Nel 2015, non abbastanza soddisfatti dalla punizione inflitta ai propri giocatori, gli stylist dei Nets decidono di completare il tris; ecco un’altra divisa con le maniche, stavolta bianca. A salvare in parte quella che ricorda sinistramente una maglia della salute c’è il design a stelle e strisce nere, richiamo ai tempi d’oro di Julius Erving.
Charlotte Hornets
Nel 2015, gli Hornets introducono la prima divisa nera della loro storia, con il nomignolo “BUZZ CITY” bianco e i numeri azzurri a richiamare i colori tradizionali della squadra. Con un tocco di involontaria ironia, la NBA presenta molte di queste magliettone da calcio come Pride Uniforms. In effetti, non si può non comprendere l’orgoglio provato dai giocatori nell’indossarle davanti a migliaia di persone…
Chicago Bulls
Nella stagione 2013/14, i Bulls indossano non una, non due, bensì tre divise con le maniche. Paradossalmente, quella più digeribile è l’uniforme natalizia, anche se la si potrebbe trovare su una qualsiasi bancarella a un prezzo decisamente inferiore a quello proposto dagli store ufficiali. Gli altri due design, dedicati rispettivamente a San Patrizio e alla comunità ispanica, fanno gridare vendetta: vedere i tori rossi in verde appare sempre una forzatura, ed è difficile immaginare le resse fuori dai negozi di Cancùn o Bogotà per aggiudicarsi quella maglietta nera con la scritta “Los Bulls”.
Archiviato il progetto “Noche Latina”, Chicago persevera comunque con le divise a mezze maniche. Nel 2014 trasforma in una maglietta la canotta Alternate nera, l’anno seguente si accoda all’incomprensibile mania dei pigiami grigi, facendo un regalo alquanto bizzarro a Derrick Rose per la sua ultima stagione nella città natale.
Cleveland Cavaliers
In questo strambo teatro degli orrori c’è una maglia che si distingue dalle altre, e che verrà ricordata con eterna soddisfazione dai tifosi. La divisa nera dei Cavs è quella utilizzata in gara-7 delle Finals 2016, l’incontro che ha portato in Ohio il primo titolo NBA. La indossa Kyrie Irving mentre spara in faccia a Stephen Curry la tripla decisiva, la indossa LeBron James mentre rincorre Andre Iguodala per fermarlo con la stoppata più iconica della sua carriera. Quella maglia ha lasciato un segno talmente profondo che il suo design, con la grande “C” sul petto, è stato ripreso nel 2022 sulle nuove Statement Edition dei Cavaliers. Fortunatamente senza maniche…
Denver Nuggets
Dove abbiamo già visto questo completo bianco, utilizzato da Nikola Jokić nelle sue prime due stagioni NBA e da Danilo Gallinari nei suoi ultimi anni in Colorado? Ma certo! È lo stesso indossato da Ugo Fantozzi nella mitica partita di tennis, organizzata dal collega Filini.
“Allora, ragioniere, che fa? Batti?”.
Detroit Pistons
Smaniosi di aggregarsi alla ‘compagnia delle maniche’, nel 2014 i Pistons adottano uno stratagemma semplice e molto diffuso in quel periodo: aggiungere i due maledetti pezzi di stoffa alla divisa Alternate. Ecco dunque un completo blu scuro con il nomignolo “MOTOR CITY” sul petto, che porta all’inevitabile associazione con un pit stop ogni volta in cui gli uomini di coach Stan Van Gundy si avviano verso il parquet.
Golden State Warriors
I primi a salire sul carro, per poi guidarlo negli anni con ingiustificato orgoglio, sono gli Warriors. Alla tutina gialla presentata a marzo 2013, resa ancor più grottesca dai pantaloncini a righe (un richiamo ai cavi del Bay Bridge), fa seguito quella indossata la sera di Natale (anch’essa gialla, ma senza striature). Sempre nella stagione 2013/14, la franchigia californiana introduce una versione con maniche dell’uniforme casalinga, sebbene non risulti che qualcuno l’abbia mai chiesta.
L’anno successivo, imperterrita, Golden State propone una nuova magliettona, grigia scura con il logo della squadra al centro. Una divisa che, come quella dei Cavaliers, verrà associata in eterno a un ciclo vincente; viene indossata sia nella corsa al primo titolo NBA della dinastia, sia nella stagione 2015/16, chiusa con il miglior record nella storia della lega (73 vittorie – 9 sconfitte). È la maglia con cui Stephen Curry segna uno dei canestri più celebri della sua carriera: la tripla della vittoria (la dodicesima della sua partita) sul campo degli Oklahoma City Thunder.
Per la gioia della vastissima comunità asiatica presente nella Bay Area, nel biennio 2015-2017 vengono messe sul mercato anche due uniformi a mezze maniche, prima a sfondo grigio scuro e poi bianco, dedicate al capodanno cinese.
Houston Rockets
Nel 2014 anche i Rockets, particolarmente sensibili al mercato cinese fin dai tempi di Yao Ming, hanno dedicato alla festività orientale una divisa a maniche corte, rossa con ideogrammi bianchi; lo stesso abbinamento cromatico utilizzato nella fatidica kermesse natalizia del 2013. Nel 2015, evidentemente esaltati da nuovo concept stilistico, decidono di esagerare: presentano ben due nuove uniformi con le maniche, dando un nuovo significato al termine kitsch (o monnezza, a seconda della lingua madre).
Una è rossa a bordi gialli (per decenni i colori tradizionali della franchigia), con il discutibile nomignolo “CLUTCH CITY” scritto a caratteri cubitali bianchi; l’altra è dannatamente grigia, ‘impreziosita’ da un’indecifrabile trama a scacchi sui fianchi.
Los Angeles Clippers
I Clippers si ergono a re incontrastati di questo ‘pigiama party’ a tema NBA nella stagione 2013/14, esibendo un completo azzurro purtroppo caro a chiunque si trovi a visitare un nosocomio. Va leggermente meglio la sera di Natale, quando Chris Paul, Blake Griffin e compagni indossano una più dignitosa tenuta blu.
Quale delle due versioni avranno deciso di mantenere anche l’anno seguente? Quella azzurra, che domande!
Los Angeles Lakers
Il quadriennio 2013-2017 è tra i più difficili nella storia dei Lakers. Kobe Bryant è alle prese con svariati infortuni che lo tengono ripetutamente lontano dal parquet, e la squadra si inabissa nei bassifondi della Western Conference. A dare i maggiori dispiaceri ai fan, però, sono i creativi del marketing. Nel 2013 sfornano due uniformi candide che sembrano quelle indossate in camerata dai soldati di Full Metal Jacket; la divisa per la gara natalizia contro Miami e la maglia riservata alle “Noches Latinas”, con un arrogante “LOS LAKERS” scritto in giallo e piazzato sul petto.
Sempre nel 2013, i Lakers inaugurano un’accattivante tenuta, denominata Hollywood Nights Uniform, che per la prima volta nella storia veste di nero la squadra californiana. “Potremmo tenerla anche nei prossimi anni” azzarda un designer, incoraggiato dall’apprezzamento ricevuto. “Potremmo aggiungere le maniche” replica un suo superiore, con il tipico tono di chi, mentre finge una proposta, ha già deciso per tutti. Nasce così l’ennesima beffa di un finale di carriera un po’ amaro per il grande Kobe.
Memphis Grizzlies
Optano per il nero anche i Grizzlies, che il 15 gennaio 2017, in quello che sarebbe stato l’ottantottesimo compleanno di Martin Luther King, gli dedicano l’unica divisa con le maniche della loro storia. L’azzurro della scritta “MEMPHIS” e le linee che la circondano richiamano la balaustra del Lorraine Motel, dove il paladino dei diritti civili venne assassinato il 4 aprile 1968.
Miami Heat
Nel 2013/14, in quella che sarà l’ultima stagione di LeBron James in Florida, gli ‘Heatles’ sono ancora un albero piuttosto fruttifero da cui attingere, in chiave marketing. Quale migliore occasione per proporre agli appassionati due maglie a mezze maniche? Una, color amaranto, viene indossata nella partita natalizia contro i Lakers, l’altra, nera con il caliente “EL HEAT” in bianco, è una rivisitazione del concept “Noche Latina”. A proposito: è un caso che queste divise con le scritte in spagnolo siano state abbandonate da quasi un decennio? Forse non hanno fatto chissà quali proseliti…
Minnesota Timberwolves
Nel 2013, per adeguarsi alla nascente tendenza, i T’Wolves duplicano la loro divisa Alternate nera creandone una uguale, ma con le maniche. E con una serie di “M” e “W” sui fianchi, iniziali di “Minnesota” e “Wolves”. Quale delle due versioni conserveranno fino al 2017? Esatto, quella con le maniche! Ironicamente, la nuova magliettona viene denominata Lights Out Uniform; ecco, che salti la luce è proprio quello che si augureranno ripetutamente i tifosi in quegli anni.
New Orleans Pelicans
Se aggiungere le maniche a una maglia da basket vi sembra una brutta idea, probabilmente troverete fuori luogo anche indicare il nome della squadra o della città con una sigla. Ebbene, nel 2015 i Pelicans riescono a fondere le peggiori trovate stilistiche nella storia NBA in una sola uniforme: questa t-shirt color prugna con l’abbreviazione “NOLA” (New Orleans, Louisiana) in giallo e alcuni dettagli verdi, per completare lo schema cromatico tradizionale del Mardi Gras.
New York Knicks
Nell’estate del 2013, al culmine della loro fase creativa, i responsabili del marketing NBA partoriscono un’idea meravigliosa: unire in una sola divisa i progetti “Noche Latina” e “Sleeved jerseys”. Tra le squadre coinvolte ci sono i Knicks, che per un’intera stagione disonorano ulteriormente il parquet del Madison Square Garden con questa maglia della salute candida. Se il lato frontale, con la scritta “NUEVA YORK” arancione, vi sembra pacchiano, forse non vi siete concentrati abbastanza sul retro, dominato dal logo “Noches Ene-bea” e da un’assurda trama con dei palloni da basket racchiusi all’interno di rombi.
Naturalmente anche la franchigia newyorchese, che proprio in quella stagione inizia (anzi, riprende) il suo triste declino, è tra quelle impegnate il giorno di Natale. Nella partita contro gli Oklahoma City Thunder sfoggia quindi un risibile completino arancione, comunque un notevole salto di qualità rispetto all’obbrobrio di cui sopra. Per evitare ulteriori sofferenze agli sventurati tifosi, la maglie con le maniche vengono abbandonate a partire dalla stagione 2014/15.
Le due uniformi a maniche corte utilizzate da Thunder sono quasi speculari. La prima, indossata a Natale 2013, è azzurra con il logo grigio-argento; su quella bianca, introdotta nel 2014, compaiono i numeri dei giocatori, e il logo della squadra è raffigurato nei colori tradizionali.
Orlando Magic
Per la serie “se proprio dobbiamo farlo, facciamolo male”, i Magic, al pari di Celtics, Nets, Bulls e Rockets, optano per un pigiamino grigio chiaro, con delle striature bianche a peggiorare ulteriormente la situazione. Più che per giocare a basket, è l’abbigliamento ideale per trascorrere nel pieno comfort una gelida domenica d’inverno. Anche Orlando persevera nel proporre queste divise per tre intere stagioni, contribuendo ad aumentare lo sconforto dei tifosi nell’interminabile fase di ricostruzione della squadra.
Phoenix Suns
Offesi per non essere stati invitati al pigiama party natalizio, i Suns decidono di rifarsi con gli interessi; per la stagione 2013/14 introducono due uniformi con le maniche. Quella arancione potrebbe essere un omaggio alle sfide tra Arance e Limoni nelle puntate di Solletico (lo show di Raiuno condotto da Mauro Serio ed Elisabetta Ferracini), quella nera fa invece parte del progetto “Noche Latina”. È possibile fare di peggio? Ovviamente sì! Tra il 2014 e il 2017 la squadra indossa una tutina grigia in stile Lo Chiamavano Trinità, con la scritta “PHOENIX” in stile-western ben visibile sul petto.
Portland Trail Blazers
Ormai abbiamo individuato le principali tendenze dei designer NBA nel progettare divise alternative: strizzare l’occhio alle comunità locali (ispaniche o asiatiche, a seconda dell’area geografica), oppure dare risalto ai soprannomi con cui le diverse città sono conosciute negli Stati Uniti. A Portland optano per la seconda soluzione. L’espressione “Rip City” nasce dal grido di giubilo “It’s Rip City! Alright!” emesso dal telecronista Bill Schonely il 18 febbraio 1971, dopo che Jim Barnett, con un canestro dalla lunga distanza, ha regalato il pareggio ai neonati Blazers contro i Los Angeles Lakers.
L’ormai celebre nickname è apparso sulla Alternate Uniform della squadra nel 2009, ma nel 2014 all’amata canottiera vengono aggiunte le maniche. Queste ultime verranno finalmente soppresse nel 2017, mentre lo storico soprannome continuerà a vivere su altre maglie speciali nell’era-Nike.
San Antonio Spurs
È difficile determinare chi abbia fatto peggio, in uno stillicidio di tali proporzioni, ma gli Spurs rientrano certamente nel novero dei finalisti. Nel 2013 mettono a segno una micidiale doppietta: completo da notte bianco con la scritta “LOS SPURS” per le Noches Latinas e vestaglia grigia con il logo sul petto per non sfigurare la sera di Natale. Ma il punto più basso viene raggiunto nella stagione successiva, quando appare una divisa mimetica che sembra uscita da una battaglia di paintball.
La franchigia texana ha già mostrato questo design sulla canotta Hoops for Troops introdotta l’anno precedente (in piena euforia stilistica) e continuerà a omaggiare le forze armate tra il 2017 e il 2020, quando dedicherà loro una City e una Earned Edition.
Toronto Raptors
In un ipotetico laser game a tema NBA, di fronte agli Spurs ci sarebbero i Raptors, che nel 2011 aderiscono all’iniziativa Hoops for Troops e tre anni più tardi presentano questo imbarazzante camouflage a mezze maniche. A fare piazza pulita ci pensa il colossale restyling dell’estate 2015, che inaugura il ciclo più vincente nella storia della franchigia canadese.
Utah Jazz
Proprio quando sembravano ormai salvi, i Jazz cascano in extremis nella trappola delle mezze maniche. Per la stagione 2016/17, l’ultima del binomio Adidas-NBA, propongono questa bizzarra Pride Uniform blu scura, con delle fasce bianco-giallo-verdi a richiamare i colori tradizionali della franchigia. Un design di cui certamente non sentivamo il bisogno, ma che quantomeno non ci siamo sorbiti troppo a lungo.
Washington Wizards
Ci sono parecchie domande tuttora irrisolte riguardo a questa uniforme, che riprende quelle utilizzate dagli allora Baltimore Bullets tra il 1971 e il 1973. Perché omaggiare proprio quelle divise tra le tante, alcune delle quali più gloriose, indossate nel corso degli anni dalla franchigia? E perché riprenderle tra il 2015 e il 2017, senza che ricorrano quindi anniversari particolari (peraltro, la versione bianca di quella tenuta è stata rispolverata nella stagione 2005/06)? Ma soprattutto, perché aggiungere le maniche? Il risultato è una sorta di ‘negativo’ della maglia del Paris Saint-Germain che ha il notevole merito di sfigurare in qualsiasi contesto.
Queste erano tutte le maglie a mezze maniche indossate dalle franchigie NBA tra il 2013 e il 2017. Dopo aver rivolto un plauso commosso ad Atlanta Hawks, Dallas Mavericks, Indiana Pacers, Milwaukee Bucks, Philadelphia 76ers e Sacramento Kings per non essersi fatti contagiare da questa “follia” collettiva, è tempo di porgervi due fatidiche domande: c’è qualcosa che salvate, in mezzo a tali brutture? E soprattutto, quale fra queste divise indossereste per sbaragliare la concorrenza in un pigiama party?