Conosciamo bene, gli anni Novanta. Li conosce bene chi li ha vissuti, chi ci è cresciuto dentro, o chi li ha solo sfiorati, studiati nel libri di storia… o negli album di figurine. Li conosciamo bene soprattutto noi tifosi di calcio, appassionati di maglie, e ben sappiamo quanto furono degli anni, stilisticamente parlando, decisamente pazzi! Se però fossimo ad Hannover, tantopiù nei pressi del Niedersachsenstadion, quel decennio verrebbe ricordato con un grande sorriso stampato in faccia, e riassunto in una maglia che seppur appartenente a pieno titolo alla schizofrenica moda calcistica del tempo, a distanza di un quarto di secolo ha ormai fatto suo il dolce profumo dei ricordi, la struggente bellezza della nostalgia.
Sono infatti trascorsi venticinque anni da quello che rimane l’ultimo, grande successo della locale formazione cittadina, l’Hannover 96. Una squadra che mai è stata davvero grande, eccezion fatta per due titoli nazionali che si perdono tra lo spartiacque della seconda guerra mondiale. Per tutti i tifosi dei Roten l’unico momento di gloria della loro vita, da rimembrare e tramandare fieramente, rimane legato a quel 23 maggio 1992, quando Jörg Kretzschmar e compagni diventarono, foss’anche solo per un giorno, i padroni del mondo.
Maglia Hannover 96, 25 anni vittoria Coppa di Germania
In quell’anno il club sassone non era poi così diverso da quello dei giorni nostri: oggi come allora una squadra ai margini del calcio tedesco, oggi come allora con il principale e forse unico obiettivo di tornare in Bundesliga. Ma era probabilmente scritto fin da principio nel destino, che la stagione 1991-1992 non sarebbe stata una tra le tante per il fussball. Un’annata storica, a cominciare dall’arrivo in massa dell’Est, dopo la tanto attesa riunificazione tedesca. Una novità che si riverberò anche nella coppa, finalmente davvero “nazionale”, ai cui nastri di partenza l’Hannover 96 si presentò senza troppe e chissà quali aspettative.
Fatto sta che, forse anche approfittando di questa fase di transizione del calcio teutonico, Michael Lorkowski riuscì a guidare i suoi ragazzi, partita dopo partita, verso un sogno ogni giorno sempre più concreto. Smentendo via via ogni pronostico avverso, con un cammino da outsider i sassoni riscrissero letteralmente la storia, divenendo la prima e tuttora unica squadra non appartenente alla massima serie, capace di sollevare la Coppa di Germania. Un trionfo incredibilmente inaspettato, e ulteriormente nobilitato dalle vittorie thrilling in semifinale e finale, rispettivamente contro le blasonate Werder Brema e Borussia M’Gladbach, arrivate solo di rigore.
Nella cornice dell’Olympiastadion, in una Berlino finalmente unita e libera da muri, l’Hannover 96 visse il suo momento di gloria indossando la sua tradizionale maglia rossa che tuttavia, come abbiamo accennato, non riuscì a evitare di finire contaminata, anche solo in minima parte, dalla follia del decennio: al busto a tinta unita, erano accompagnati vistosi inserti neri che cingevano braccia e fianchi, ma la vera e più importante caratterizzazione risiedeva nelle maniche, dove su base bianca giostrava una fantasia di linee nere e poligoni rossi — personalmente, quasi un mix tra il De Stijl di Mondrian e l’action painting di Pollock.
Quella era una casacca firmata adidas, peraltro forse tra le ultime a sollevare un trofeo sfoggiando sul petto lo storico logo trefoil — quando proprio in quella stagione, da Herzogenaurach era stato lanciato il nuovo pittogramma delle three stripes, inizialmente pensato per la divisione adidas Equipment ma presto capace, nel giro di pochi anni, di egemonizzare l’intera immagine dell’azienda. Oggi è invece un altro brand tedesco, Jako, a vestire l’Hannover 96 e ad avere pertanto l’onore di celebrare nel migliore dei modi le nozze d’argento con quella storica cavalcata di coppa.
I creativi di Mulfingen, compatibilmente con i paletti imposti dai moderni template, hanno dato alla luce una più che fedele copia di quella gloriosa casacca. Cambia unicamente la fattura del colletto e, inevitabilmente, i vari sponsor — in particolare le vecchie strisce adidas lungo le braccia, soppiantate da quei “pallini dinamici” ormai marchio di fabbrica dei capi Jako —, mentre tutto il resto è un sincero omaggio a quel pomeriggio di cinque lustri fa, su tutti l’iconico grafismo che ammanta le maniche. L’unico spazio all’originalità, in quella che altrimenti sarebbe quasi una copia anastatica, trova posto sulla schiena dove oltre al font della stagione 2016-2017, è stata inserita tono su tono la silhouette del trofeo, a sua volta inglobante l’iscrizione celebrativa «25 Jahre».
Jako ha replicato l’intera divisa indossata dai Roten in quel magico dì, abbinando alla maglia i canonici calzoncini neri e calzettoni bianchi dei sassoni, nonché segnalandosi per l’accuratezza di dettagli che sicuramente hanno avuto il beneplacito di tifosi e collezionisti, come la riproposizione, com’era in quel 1992, dello stemma societario rigorosamente in negativo. E abbiamo parlato di collezionisti non a caso, dato che è stata limitata solamente a 1000 la tiratura di questa speciale casacca, come facilmente prevedibile andata quasi esaurita nel giro di pochi giorni.
Una casacca che la squadra ha sfoggiato unicamente lo scorso 8 febbraio 2017, in occasione della sfida interna degli ottavi di Coppa di Germania contro l’Eintracht Francoforte — altro club che in quel decennio, quanto a fantasia e audacia, decisamente non andava per il sottile! Una serata che ha visto l’intera HDI-Arena celebrare fieramente il ricordo di quell’impresa oggi forse lontana, ma sempre viva nel ricordo… tuttavia neanche una simile cornice, neanche una simile maglia, hanno saputo rinverdire i fasti del passato né trascinare al successo i padroni di casa, bocciati dal verdetto del campo.
Un epilogo che ha forse velato di sottile tristezza, l’aria di festa che ha permeato Hannover nelle ultime settimane. Ma non può certo essere una partita storta, a intaccare il fascino di una tra le più belle favole del calcio tedesco. Una favola che ha reso una squadra, e una maglia, per sempre immortali. Forse inaspettatamente, ma oltre ogni dubbio meritatamente.