Per il secondo anno consecutivo, le maglie degli scozzesi dell’Hibernian sono fornite da Nike, che dalla scorsa estate ha sostituito Puma come sponsor tecnico.
Per il glorioso club di Edimburgo i tempi attuali non sono certamente memorabili, vista la fresca retrocessione della scorsa stagione, che – accompagnata a quella dei rivali degli Hearts – ha fatto sì che per la prima volta nessuna squadra della capitale si presenterà ai nastri di partenza della massima serie scozzese.
Forse è stata proprio la discesa tra i cadetti a determinare la maglietta presentata i giorni scorsi, nella quale Hibs e Nike hanno puntato forte sul passato. Come a dire nostalgicamente, “ancoriamoci a quello”. La maglia 2014-2015 infatti si ispira a quelle degli anni Venti e Trenta: verde scuro a tinta unita e senza le tipiche maniche bianche (modello Arsenal), che erano presenti nella divisa degli Hibees dal 1938.
La maglietta rievoca un periodo in cui non arrivarono trofei, ma nel quale nacquero i campioni che con le loro gesta portarono alla sponda biancoverde di Edimburgo tre campionati tra il 1948 e il 1952. Il periodo più florido del club. Di quella fortissima squadra che dominava in patria e che si arrampicò persino a una semifinale di Coppa dei Campioni (nel 1955-56, la stagione della prima edizione), c’erano cinque giocatori in particolare che si ergevano sugli altri: i cosiddetti “Famous Five” (Gordon Smith, Bobby Johnstone, Lawrie Reilly, Eddie Turnbull e Willie Ormond), ancora oggi idoli incontrastati dei tifosi, tanto che persino la North Stand dello stadio di Easter Road porta il loro nome.
Per presentare il nuovo kit, sono stati scelti come modelli proprio i nipoti dei cinque assi. Lungo la manica sinistra, possiamo leggere inoltre la scritta “Their memory marches on…”, verso tratto dall’inno della squadra “Glory to the Hibees”, anch’esso riferito alla memoria dei “Famous Five”, che continua a vivere ancora oggi.
Rifarsi a quel periodo è dunque una sorta di augurio per la stagione entrante, che non sarà affatto semplice: oltre agli Hearts, gli Hibs se la dovranno vedere anche con i Rangers, appena promossi in Championship e vogliosi di compiere l’ultimo passo per tornare tra i grandi, dopo il fallimento del 2012. Tra l’altro, con tre squadre così blasonate a darsi battaglia, si ha la certezza che almeno una di queste non festeggerà la promozione in Premiership, dal momento che sale solo la prima, mentre seconda, terza e quarta si giocheranno insieme alla penultima della massima serie, il secondo posto utile, tramite i play-off. Gli stessi play-off che sono stati fatali all’Hibernian lo scorso giugno.
Il modello è estremamente pulito e semplice: la maglia come detto è interamente verde con un punto più scuro, non il classico “emerald”. Non una novità visto che anche la Puma puntò su quel verde due stagioni fa col modello “bottle”.
I calzoncini sono bianchi, i calzettoni neri (e non bianchi o verdi come eravamo abituati: anche questo un ritorno agli anni Trenta). Purtroppo non si integra a meraviglia il nuovo sponsor Marathonbet, che ha firmato un contratto di due anni col club, sostituendo nella parte frontale Crabbie’s, che aveva fatto mostra sulle magliette biancoverdi nelle ultime tre stagioni: il marchio della birra rimarrà comunque nella schiena, sopra nome e numero dei giocatori.
Alcuni non apprezzeranno l’assenza delle maniche bianche, tratto contraddistintivo della maglietta dell’Hibernian (a proposito, Hibernia è il nome latino dell’Irlanda e i fondatori erano di origine irlandese). Ma per una volta la novità non è un capriccio di qualche creativo del marketing, ma una strizzatina d’occhio alla tradizione. A Leith, la zona del porto di Edimburgo, dove l’Hibernian ha la sede e il nucleo pulsante del tifo, non si strapperanno dunque i capelli per l’assenza delle “white sleeves”.
Per un anno si può stare anche senza e far finta che il tempo non si sia mai fermato e che gli Hibs siano catapultati di nuovo negli anni Trenta, gli anni in cui Smith, Johnstone, Reilly, Turnbull e Ormond davano i primi calci al pallone, dando vita al mito che avrebbe cambiato la storia del club nel decennio successivo.
Articolo di Giovanni Del Bianco per Passione Maglie