Le squadre che giocano in Serie A devono apporre la toppa della Lega Calcio sulla manica destra dalla stagione 1996-1997. Quest’anno, con la divisione tra leghe A e B, è cambiata sia la grafica che il formato.
In questo articolo daremo uno sguardo a come la toppa si “incastra” sulle maniche delle divise, convivendo forzatamente con i loghi degli sponsor tecnici.
BARI | BOLOGNA | BRESCIA | CAGLIARI |
CATANIA | CESENA | CHIEVO VERONA | FIORENTINA |
GENOA | INTER | JUVENTUS | LAZIO |
LECCE | MILAN | NAPOLI | PALERMO |
PARMA | ROMA | SAMPDORIA | UDINESE |
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Da una prima occhiata veloce si capisce subito che toppa e loghi degli sponsor spesso fanno a “botte”. A mio avviso la situazione peggiore è sulle maglie di Catania e Chievo, con la toppa di Lega che finisce quasi sulla spalla a causa del logo Givova, decisamente troppo grande e vistoso.
Sotto la sufficienza anche le squadre targate Macron: Bologna, Cagliari e Napoli. Seguono in classifica Genoa e Lecce firmate Asics, assieme a Bari e Parma con Erreà; qui la toppa è attaccata ai loghi delle rispettive aziende. Non mi piace neanche il binomio riquadro rosso Lotto e toppa sulla divisa viola della Fiorentina.
Kappa e Puma raggiungono la sufficienza piena, anche se mi lascia scettico la scelta di non inserire un omino Kappa sulla manica destra della Roma. Chi non compra la toppa deve tenersi un antiestetico spazio vuoto?
Le soluzioni migliori sono quelle di Cesena, Milan, Inter, Juventus e Palermo: tutte squadre i cui sponsor tecnici non hanno apposto loghi sulle maniche. In generale non sembra che si dia molta importanza al fatto che le squadre debbano applicare la patch in campionato e coppe. I produttori dovrebbero disegnare le casacche pensando a questa esigenza; ricordiamoci che dallo scorso anno è possibile comprare ufficialmente le maglie con la toppa anche in negozio. Perchè non darle maggiore attenzione?
Quali soluzioni vi vengono in mente per migliorare questa convivenza?