Sono tanti, cinquant’anni. Ma se un’impresa, un’emozione riesce a entrare nel cuore della gente, questa rimarrà per sempre nella storia, nella memoria di tutti. Lo sanno bene a Braunschweig, dove la recente gioia collettiva di Leicester avrà forse fatto tornare indietro, coloro con i capelli più radi e bianchi, a quando mezzo secolo addietro erano proprio loro, a esplodere in festa per un qualcosa difficilmente pronosticabile, difficilmente ripetibile.
Quell’impresa, quell’emozione, rivive oggi tornando alla ribalta, foss’anche in minima parte, sopra quella casacca gialla e blu forse, anzi sicuramente, non tra le più ambite del pianeta, ma ciò nonostante indelebilmente intrisa da una gloria sì effimera ma ancora oggi viva, retaggio di una delle più grandi sorprese nella moderna epica del calcio.
Per svelare le nuove maglie dell’Eintracht Braunschweig 2016-2017, il club ha pensato bene di arruolare una simpatica banda di arzilli giovanotti (chiamiamoli così). Facce che non diranno nulla a chi oggi spreme i suoi pollici sopra uno smartphone; così come non deve avere molto senso, per i millennials di Germania, vederli gioire attorno a un piatto d’argento che somiglia così tanto a uno dei trofei più ambiti d’Europa…
Eppure, quello nelle loro mani è proprio il Meisterschale, il premio, il simbolo dei campioni di un’intera nazione. O nel caso di Braunschweig, di un’intera generazione. Perché è proprio grazie a loro, a Joachim Bäse e compagni, se l’Eintracht può permettersi oggi di vedere il suo nome, il suo piccolo e misconosciuto nome, accanto a quello di Bayern, Amburgo, Colonia, Werder, M’gladbach e Dortmund… Qualcosa di impensabile, quasi di irrazionale al giorno d’oggi. Ma, invece, è quel che davvero accadde in quell’ormai lontano 1967.
Conosciamo i Leoni più per la loro inventiva fuori dal campo, che per i risultati raggiunti su quel rettangolo verde. E forse non è affatto un caso, che gli eroi di cinquant’anni fa siano sbarcati all’Eintracht Fanshop scendendo da un vecchio bus dell’epoca tappezzato Jägermeister.
Ma non perdiamoci nei meandri del calcio che fu, perché prima della… prima maglia sponsorizzata, c’era stata una squadra che aveva avuto la forza di affrancarsi dalla mediocrità, la sfrontatezza di andarsi a prendere l’impossibile. Semplicemente, il coraggio di diventare campioni.
Una squadra, quella plasmata da Helmuth Johannsen, che ebbe il suo bel da fare per avere la meglio dei campioni uscenti del Monaco 1860, sudando fino all’ultima giornata le proverbiali sette camicie… gialle. Quel Braunschweig, infatti, furoreggiò con indosso una semplice casacca gialla sopra cui spiccava unicamente il più famoso simbolo della città, un leone rampante dal sapore medievale, colorato di rosso e ingabbiato da uno scudo bianco.
Per certi versi, è curioso pensare come sia stata la soluzione stilistica più semplice possibile, quella capace di entrata per sempre nella storia del club e del calcio tedesco; quando al contrario l’Eintracht, al pari di quasi tutti i suoi connazionali, ha storicamente distribuito i suoi colori sopra i più disparati template, sovente ben più iconici di una mera magliettina gialla.
Fatto sta che proprio a quest’ultima, invece, è toccato l’onore di ritagliarsi un pezzo di storia. Di ergersi a feticcio sportivo, a icona da riscoprire e celebrare nelle generazioni a venire. Con queste premesse, sulla carta c’era tutto per rivedere in campo quel vecchio indumento di vor 50 jahren.
Peccato che la semplice volontà, inevitabilmente, debba scontrarsi con la cruda realtà: quella di un club che non è oggi un top club — se mai lo sia stato —, né per tradizione sportiva né, scendendo al nocciolo della questione, in fatto di contratti con gli sponsor. Insomma, mai come in questi casi, si deve (purtroppo) scendere a compromessi, e far le nozze coi fichi secchi.
Prima maglia Eintracht Braunschweig 2016-2017
Beninteso, non che da simili premesse, non si possa tirar fuori capi assolutamente apprezzabili, capaci di destare ogni domenica anche il tifoso più distaccato. A Braunschweig, per il quarto anno di fila è Nike a vestire i Leoni, che per la stagione ventura si vedranno affibbiare dei kit capaci di mescolare, da una parte, l’inevitabile tradizione richiesta dallo Jubiläum di quel lontano titolo, e dall’altra, un tocco di modernità con cui guardare invece al futuro, per rincorrere di slancio il sogno della Bundesliga.
Già nella passata stagione, l’Eintracht era sceso in campo con una casacca home completamente gialla. Per quanto fosse questo il semplice manto con cui undici eroi cinquant’anni or sono fecero l’impresa, forse non è stata vista di buon occhio l’idea di ripresentare nuovamente una heimtrikot così schematica.
In soccorso è arrivato il template Striker IV, semplice ma comunque non banale con quella banda a coprire spalle e braccia, dando altresì l’idea di un legame con qualche romantica divisa del calcio passato (anche se personalmente, sul lato destro del petto, più che lo swoosh vedrei meglio un certo felino…). Maglia gialla e dettagli blu, quindi, per un lavoro che non vuol discostarsi da retaggi passati, come testimoniano anche i semplici bordini e il classico scollo a V. Rimane immutato il resto del completo, con canonici pantaloncini blu e calzettoni gialli.
Seconda maglia Eintracht Braunschweig 2016-2017
Decisamente l’opposto di quanto invece accaduto sopra la divisa away, che dopo qualche stagione torna a mostrare una decisa voglia di sperimentazione. È il kit Striped Division II (usato anche dall’Atalanta), caratterizzato da un’originale commistione tra palatura e sfumato, la tavolozza sopra cui vanno a posarsi due diversi toni di blu, conferendo all’insieme un’aura di eleganza da una parte, ma di decisa modernità dall’altra.
Modernità rafforzata, in questo caso, anche dal colore acciaio del jersey sponsor, che obiettivamente trova un terreno cromaticamente più fertile rispetto alla muta casalinga; e pazienza, se la schiena rimane tetramente monocolore. Una auswärtstrikot dove, in generale, anche lo squadrato font adottato dal club trova una migliore convivenza con la realtà circostante.
Terza maglia Eintracht Braunschweig 2016-2017
Senza troppi pensieri, invece, potrebbe essere il motto della divisa third, arrivata senza troppi clamori con qualche settimana di ritardo. Per differenziarsi delle due colorate colleghe, la ausweichtrikot opta per un manicheo bianco e nero, con quest’ultimo colore che fa capolino più che altro sopra le maniche, cingendole a mò di sfumatura come vuole il kit Laser III.
Ma tornando a quel maggio del 1967, i calciatori gialloblù del terzo millennio potranno orgogliosamente sfoggiare sul petto, in tutte le tre scelte, un piccolo legame con i loro illustri predecessori. Sopra al cuore, infatti, nella prossima stagione non sarà cucito lo stemma dei giorni nostri, bensì quello glorioso di mezzo secolo fa, innovato unicamente da un drappo celebrativo. Un piccolo, discreto ma importante dettaglio, quasi a chiamare sopra le moderne maglie la magica aura di quel vittorioso passato.
Un passato che possa spingere i Leoni, se non a toccare vette oggi forse irraggiungibili, almeno a tornare sui prati più prestigiosi di Germania. Un passato che nonostante abbia già mezzo secolo alle spalle, fa ancora fremere tutta Braunschweig come fosse la prima volta. Una prima volta che non sarà mai dimenticata.
P.S. – Per chi mastica il tedesco e volesse approfondire la cavalcata del 1967, uno sguardo allo speciale online realizzato dal club è decisamente d’obbligo! 😉