Per la NBA, quella che ha preso il via il 19 ottobre non è una stagione come le altre.
Il primo giorno di novembre del 1946, i Toronto Huskies ospitarono infatti i New York Knickerbockers per la partita inaugurale della Basketball Association of America (BAA). Tre anni più tardi, dopo aver assorbito le franchigie superstiti della rivale National Basketball League (NBL), la lega assunse la denominazione National Basketball Association, con la quale è conosciuta tuttora.
Per celebrare il suo settantacinquesimo compleanno, la NBA ha deciso di vestirsi a festa. Per l’occasione ha inaugurato un logo speciale in cui la sagoma di Jerry West è circondata da un diamante e affiancata dal numero 75, che apparirà sulle tute da riscaldamento delle 30 franchigie.
Sulle divise da gioco (salvo alcune eccezioni, che vedremo tra poco) compariranno le versioni diamantate del logo NBA (con l’acronimo rimpiazzato per l’occasione dal numero 75) e degli sponsor tecnici: il ‘baffo’ Nike per le versioni Icon, Association e City e il Jumpman di Jordan per le edizioni Statement e per tutte le maglie degli Charlotte Hornets, di cui Michael Jordan è proprietario. A proposito di marchi storici: dopo 38 anni di onorato servizio, la stagione 2021-22 ha visto il ‘pensionamento’ dei palloni Spalding. Il nuovo fornitore ufficiale, Wilson, è già stato partner della lega nei suoi primi 37 anni di vita, dal 1946 al 1983.
A differenza di quanto avvenuto nelle passate stagioni, tutte e 30 le franchigie NBA hanno mantenuto inalterati i design delle tre divise principali (quelle che, sotto l’egida di Adidas, venivano chiamate Home, Road e Alternate Uniform), ma non mancano le novità. Scopriamole nel dettaglio: ecco tutte le nuove canotte della NBA 2021-2022!
CLASSIC EDITIONS
Delle trenta franchigie attuali, solo tre fanno parte della BAA/NBA fin dalla prima stagione. Oltre a New York Knicks e Boston Celtics, le uniche a non aver mai cambiato sede, ci sono i Golden State Warriors, che nel 1946 scrissero le prime pagine della loro lunga storia in quel di Philadelphia. La NBA ha deciso di omaggiare le tre squadre originali con delle divise speciali, definite Classic Editions, su cui Nike ha apposto eccezionalmente il suo logo old school. Vediamole nel dettaglio.
Boston Celtics
Questa divisa bianca, con la scritta “CELTICS” più sottile del solito e i contorni verdi con trifoglio bianco, rispecchia quasi fedelmente quella indossata dalla squadra nella stagione inaugurale, con un’importante differenza: nel 1946/47, le maglie dei Celtics avevano le maniche! La canottiera fu introdotta l’anno seguente, ma i bordi su spalle e collo erano più sottili, rispetto a quelli proposti in questa Classic Edition. Nella parte bassa della maglia è riportata una citazione di Red Auerbach (“THE BOSTON CELTICS ARE NOT A BASKETBALL TEAM, THEY’RE A WAY OF LIFE”), già presente sulla City Edition 2020-21.
Le due bande bianche che appaiono sulla fascia elastica dei pantaloncini corrispondono agli antichi passanti per la cintura, parte integrante del look degli atleti agli albori della disciplina.
Golden State Warriors
L’uniforme “Warriors Origins” presentata da Golden State non richiama direttamente quella indossata dai Philadelphia Warriors nella stagione 1946-47. È invece una versione modernizzata delle divise usate nel 1961/62, l’ultima stagione della franchigia in Pennsylvania, quella in cui Wilt Chamberlain stabilì due record inavvicinabili: i 50.4 punti di media e i 100 realizzati in una sola partita.
Sulle maglie dell’epoca troneggiava la scritta PHILA, ma su questa, per ovvi motivi, appare invece WARRIORS. Per tutto il 2021/22, sul parquet del Chase Center di San Francisco farà bella mostra di sé un logo celebrativo dei 75 anni della franchigia. Una curiosità a tal riguardo: il rombo nel quale è racchiuso il numero 75 richiama quelli presenti sulla facciata della Oracle Arena, storica casa degli Warriors nelle 47 stagioni passate a Oakland.
New York Knicks
A differenza di Celtics e Warriors, i Knicks ripropongono esattamente la divisa utilizzata nella stagione e nella partita inaugurale della BAA/NBA. Nell’angolo basso della maglia appare la scritta “75 YEARS IN THE MAKING” e sulla fascia elastica dei pantaloncini ecco i finti passa-cintura (stavolta blu) ripresi anche da Boston. Questa uniforme bianca e blu è stata rispolverata da New York anche nella stagione 2016/17, a 70 anni dalla prima palla a due.
Per celebrare la partita che diede inizio a tutto, i Toronto Raptors (in alcun modo collegati alla vecchia franchigia), hanno affrontato i Knicks indossando le uniformi blu dei pionieri Huskies.
CITY EDITIONS
Nike e NBA hanno scelto di celebrare questa stagione storica riadattando il concetto di City Edition. Nel 2021-2022 queste divise, solitamente diverse ogni anno e che rappresentano il legame tra le squadre e i loro territori di appartenenza, sono progettate come un vero e proprio mix tra gli stili che hanno fatto la storia delle rispettive franchigie.
A fare eccezione sono Phoenix Suns e Utah Jazz, che hanno deciso di mantenere le amatissime City Editions introdotte nella passata stagione. Sembra invece che, almeno per quest’anno, non verranno riproposte le Earned Editions, divise speciali assegnate alle squadre qualificate per i playoff nella stagione precedente. Tornando alle nuove City Editions, presentate in contemporanea l’1 novembre (a 75 anni esatti dalla partita inaugurale), scopriamole una per una.
Atlanta Hawks
Il viaggio nel tempo degli Hawks comincia dal periodo forse più buio della loro storia. Tra il 2004 e il 2007, quando l’uniforme gialla divenne la divisa Alternate, la squadra di Josh Smith, Al Harrington e Joe Johnson lambiva nei bassifondi della Eastern Conference. Desta sicuramente ricordi migliori il grande falco sul petto, che divenne un’icona degli Anni ’90 indossato da Dikembe Mutombo e Steve Smith.
Anche i font delle scritte sono un bel mix di epoche diverse: i caratteri che compongono il nome “ATLANTA” sono quelli del biennio 1970-72, quando a vestire la maglia blu e verde fluorescente c’era ‘Pistol’ Pete Maravich, i numeri frontali (così come le striature sui pantaloncini) riprendono lo stile utilizzato fra il 1965 e il 1970 (gli anni del passaggio da St. Louis ad Atlanta) e quelli posteriori l’era di Dominique Wilkins (1982-92).
Come per molte delle nuove City Edition, attenzione all’angolo inferiore sinistro della maglia: in questo caso, il falco sovrasta il numero 404, prefisso telefonico della città della Georgia.
Boston Celtics
Dopo essere tornati nel 1946 con la Classic Edition, i Celtics fanno un altro tuffo agli albori della NBA. Questa divisa, su cui compare lo spessore delle scritte, è di fatto la versione verde di quella casalinga utilizzata nella stagione 1949-50, l’ultima prima dell’avvento in panchina di Arnold ‘Red’ Auerbach. La citazione del leggendario allenatore è presente anche su questa City Edition, a sovrastare dei mini-banner con tutti i numeri ritirati dalla franchigia. Tra questi si nota la parola ‘Loscy’, soprannome di Jim Loscutoff. Il sette volte campione NBA, membro dei grandi Celtics di Bill Russell, preferì lasciare disponibile il suo numero 18, poi ritirato comunque in onore di Dave Cowens.
Sotto l’etichetta ci sono invece 17 trifogli, al cui interno sono indicati gli anni dei titoli NBA vinti. Nel 1949-50, sul retro delle maglie non c’erano i nomi dei giocatori, che in questa versione sono invece posizionati in un riquadro sotto al numero. Il design a bande triangolari dei pantaloncini riprende quello della Classic Edition, utilizzato dai neonati Celtics tra il 1946 e il 1949. Su un lato appare un trifoglio con la scritta “RED”, nomignolo di Auerbach, sull’altro il numero 75, come gli anni della franchigia e della NBA.
Brooklyn Nets
La grande scritta “NETS” al centro della maglia e le spalline biancorosse le abbiamo viste anche sulla Throwback Edition dello scorso anno. Sono le stesse utilizzate tra il 1990 e il 1997, quando nel New Jersey sono passati giocatori come Derrick Coleman, Kenny Anderson e Drazen Petrovic. I colori dominanti, però, sono quelli delle divise da trasferta successive, introdotte nel 1997, indossate da Jason Kidd e compagni in due finali NBA e abbandonate nel 2009.
Il font dei numeri e la parte stellata della fascia laterale sono un richiamo agli anni ruggenti di Julius Erving (1972-76) e al periodo che seguì il passaggio dalla ABA alla NBA (1976-90).
Sempre sul fianco sinistro c’è una banda bianca, simile a quella presente sulle attuali maglie nere, con una trama a rombi che ritroviamo sulle divise dell’era-Jason Kidd. Intorno all’etichetta vengono riproposti tutti i loghi che hanno accompagnato la lunga e tortuosa storia della franchigia, rispolverandone le molteplici identità: dai New Jersey Americans ai New York Nets di ‘Doctor J’, fino ai più recenti New Jersey Nets e Brooklyn Nets.
Due di questi loghi trovano spazio anche sui pantaloncini: quello del periodo 1978-90 su un lato, quello utilizzato tra il 1997 e il 2012 sull’elastico.
Charlotte Hornets
Dopo l’uniforme color menta sfoggiata l’anno scorso, ecco un’altra divisa che non può lasciare indifferenti. L’azzurro e l’indaco che dominano questa variopinta City Edition, sono i colori storici con cui la franchigia debuttò in NBA nel 1988. Gli stessi colori che comparivano nell’area dei tre punti del Charlotte Coliseum, casa degli Hornets fino al 2002. Nell’area piccola di quel parquet erano invece raffigurati gli esagoni di un alveare, che tornano nella parte superiore e sui pantaloncini di questa City Edition.
Anche le striature colorate, le spalline, i bordi dei calzoncini, i caratteri del nome sul retro e il logo del calabrone sono un omaggio ai primi Hornets, che nel 2002 furono trasferiti a New Orleans, mentre il font dei numeri è quello introdotto nel 2014, quando la franchigia riprese il suo nome storico chiudendo la poco fortunata parentesi dei Charlotte Bobcats. A proposito: anche questi ultimi vengono ricordati, con lo spostamento del numero frontale su un lato.
Meno evidente l’origine dei caratteri in corsivo della scritta “Charlotte”, gli stessi utilizzati per il merchandising della squadra a cavallo fra gli Anni ’80 e ’90. La scritta nell’angolo (“EST. 1988”) indica l’anno in cui gli Hornets debuttarono nella NBA.
Chicago Bulls
Questo look vintage, con la scritta “Chicago” in corsivo e il numero su un lato, lo conosciamo bene. Era sulla maglia di Michael Jordan quando atterrò sul pianeta NBA, nella stagione 1984-85.
È stato ripreso dai Bulls sia nella stagione 2015/16, quella del cinquantenario della franchigia, sia con la City Edition 2017/18, caratteri rossi su sfondo bianco. Oggi i colori si invertono, per richiamare lo stile adottato dalla squadra tra il 1966 e il 1973. Anche le striature laterali (introdotte nel 1969) e il font dei numeri (cambiato nel 1971) rimandano a quel periodo, tutt’altro che glorioso. I trionfi trovano invece spazio nella parte inferiore della maglia, dove vengono elencati gli anni dei sei titoli NBA targati Michael Jordan-Scottie Pippen-Phil Jackson.
Nel tradizionale rombo dei pantaloncini, il toro è raffigurato su sfondo nero con pinstripes rosse, esattamente come le celebri maglie indossate da Jordan e compagni nel biennio 1995-97. Sull’elastico compaiono le quattro stelle raffigurate sulla bandiera di Chicago.
Cleveland Cavaliers
I Cavs propongono una divisa nei classici colori wine and gold, riprendendo i bordi a scacchi utilizzati tra il 1974 e il 1980 e il carattere dei numeri tipico del periodo 1999-2003. A risaltare maggiormente sono i vari loghi presenti sull’uniforme. Al centro della maglia campeggia il simbolo utilizzato dalla franchigia nei suoi primi anni di vita (1970-83), mentre quelli successivi compaiono sull’elastico (1983-94), sul lato sinistro (1994-2003) e sul lato destro (la grande “C” introdotta nel 2003 e tuttora in uso) dei pantaloncini.
Attorno all’etichetta viene celebrato il primo, storico titolo NBA vinto dai Cavs: nella parte inferiore è riportato l’anno (2016), in quella superiore viene ricordata nel dettaglio la storica rimonta, da 1-3 a 4-3, contro i Golden State Warriors (che risponderanno per le rime, come vedremo più avanti); pallini gialli per le partite vinte, bianchi per quelle perse.
Dallas Mavericks
A prima vista sembrerebbe la versione casalinga della Classic Edition 2020-21, ma anche i Mavs hanno fatto i compiti a casa, presentando un mix di stili passati. Il font delle scritte e il cappello texano (che originariamente compariva solo sulla “M” dei pantaloncini, presente anche in questa versione) sono quelli che hanno caratterizzato il decennio 1980-91, il numero frontale è proposto nello stile 1991-2001, ma è spostato di lato, come sulle divise attuali.
Le fasce laterali richiamano le divise Anni ’80 e primi ’90 nel colore, l’attuale Statement Edition e le spalline delle prime maglie nelle strisce sottili biancoblu e la casacca da trasferta utilizzata da Dirk Nowitzki e compagni tra il 2001 e il 2010 nella forma. Sui pantaloncini sono raffigurati il logo classico (a sinistra), quello attuale (a destra) e lo skyline di Dallas (sull’elastico), che faceva da sfondo alle maglie Alternate tra il 2015 e il 2019. La scritta “MFFL” vicino all’etichetta è l’acronimo dello slogan “Mavs Fan For Life”.
Denver Nuggets
I Nuggets riassumono la loro storia con questa City Edition blu scura con dettagli gialli, un abbinamento proposto sia nelle divise Alternate di fine Anni 2000, sia di recente. La scritta “Denver” riporta a cavallo tra gli Anni ’70 e ’80, quando in Colorado si ammiravano le gesta di ‘Skywalker’ David Thompson, ma il font dei numeri è quello utilizzato da Dikembe Mutombo e compagni tra il 1993 e il 2003. I rombi sui fianchi sono un tributo alla stagione 1974-75, quando la squadra, che allora militava nella American Basketball Association, cambiò denominazione, da “Denver Rockets” all’attuale “Denver Nuggets”.
All’interno, così come sui pantaloncini, compare l’arcobaleno che ha reso inconfondibili le divise utilizzate tra il 1982 e il 1993. Le spalline della maglia e l’elastico dei pantaloncini (su cui appare Maxie The Miner, mascotte della franchigia tra il 1974 e il 1982) sono tinteggiate di giallo e celeste, i colori ufficiali del periodo 2003-2017. Sopra l’etichetta è riportato lo slogan “MILE HIGH BASKETBALL”, riferito alla particolare altitudine (un miglio sopra il livello del mare) della città.
Detroit Pistons
I Pistons tornano a vestirsi di rosso, come accaduto più volte nel corso della loro storia. Questa City Edition è molto simile alla divisa Alternate utilizzata tra il 1994 e il 1996, al tramonto dell’era Bad Boys, anche se su quella maglia (come su tutte le altre di quell’epoca) c’era scritto “PISTONS”, e non “DETROIT”. Il font dei numeri è quello introdotto nel 2001, che ha accompagnato la corsa al titolo tre anni dopo, e tuttora in uso, mentre i bordi verde acqua sui fianchi richiamano le famose uniformi con il cavallo fiammante, indossate da Grant Hill e compagni nella seconda metà degli Anni ’90.
Il lampo disegnato sui pantaloncini è la riproduzione di quello ben visibile sulle divise utilizzate tra il 1978 e il 1981. Viene riproposto in scala ridotta sopra l’etichetta, sovrastato dallo storico slogan, “DETROIT BASKETBALL”, che ha infiammato il pubblico della Motor City negli anni d’oro di Isiah Thomas, Joe Dumars, Dennis Rodman e Bill Laimbeer. Sotto vengono invece celebrati i tre titoli vinti nel 1989, 1990 e 2004. Anche in questo caso, i pantaloncini ospitano i diversi loghi che hanno rappresentato la squadra nel corso degli anni.
Golden State Warriors
Gran lavoro del team creativo di Golden State, che presenta una divisa nera piena, come richiesto, di riferimenti alla storia della franchigia. Quello più evidente è il logo raffigurante il Bay Bridge, tuttora in uso dopo il lieve aggiornamento del 2019, a cui sono stati aggiunti i tiranti che sovrastavano il parquet della Oakland Arena. Il font dei numeri è lo stesso utilizzato tra il 1966 e il 1971, quando i San Francisco Warriors si esibivano al Cow Palace di Daily City e sulle maglie appariva la scritta “THE CITY”, più volte ripresa in epoca recente. Le spalline gialloblù rimandano agli albori della franchigia e della NBA stessa: comparivano infatti sulle casacche dei Philadelphia Warriors nella stagione inaugurale 1946/47.
I due fulmini sui fianchi sono un omaggio alla poco gloriosa parentesi della squadra a cavallo tra i due millenni (1997-2002), mentre sull’orlo interno è riportato il famoso slogan “WE BELIEVE”, che accompagnò l’imprevedibile cavalcata degli uomini di Don Nelson ai playoff 2007. Sull’elastico dei pantaloncini è raffigurato il logo utilizzato tra il 1988 e il 1997, negli anni ruggenti dei ‘Run TMC’ (lo spettacolare trio formato da Tim Hardaway, Mitch Richmond e Chris Mullin).
Molto curiosa la grafica sopra l’etichetta; le sette file di palline rappresentano i titoli BAA/NBA conquistati dagli Warriors. Le palline piene stanno a indicare le partite vinte, quelle vuote le sconfitte. Piccolo particolare: di titoli, in bacheca, ce ne sono sei. La settima fila è semplicemente un buon auspicio per il futuro, in barba alla scaramanzia.
Houston Rockets
Tra le City Edition più appariscenti di questa nuova infornata c’è senza dubbio quella dei Rockets, che mixano gli stili delle loro divise più amate. Il riferimento più evidente sta nei colori, blu scuro con striature bianche, che riportano a cavallo tra i due millenni (1995-2003), quando a indossarli c’erano prima Hakeem Olajuwon, Clyde Drexler e Charles Barkley, poi Steve Francis e Yao Ming. La scritta “Houston”, i numeri e il logo sull’elastico dei pantaloncini omaggiano invece il ventennio 1975-95, che fruttò ai Rockets quattro finali e due titoli NBA.
Lo stile e il logo visibili sul lato dei calzoncini richiamano una versione più recente della franchigia: Francis e Yao li inaugurarono nel 2003, Tracy McGrady li rese popolari nella stagione seguente e James Harden li elevò a nuovi standard di grandezza fino al 2019.
Indiana Pacers
I Pacers hanno reso questa City Edition un grande omaggio al miglior giocatore della loro storia: Reggie Miller. La scritta frontale “PACERS” è identica a quella inaugurata nel 1984 e che il fenomeno da UCLA indossò per la prima volta tre anni più tardi. I colori e lo stile ricordano le uniformi successive, con cui ‘Killer Miller’ divenne celebre tra il 1990 e il 1997. In quel periodo, a raccontare le sue gesta c’era il leggendario Bobby ‘Slick’ Leonard, prima allenatore pluri-campione ABA e poi telecronista.
I canestri più pesanti di Reggie venivano accompagnati dall’espressione “Boom, Baby!”, che oggi trova posto nell’angolo della nuova maglia. Per i numeri è stato mantenuto il font delle divise attuali e i colori delle spalline sono quelli indossati nei primi anni in NBA (1976-78), mentre sul lato dei pantaloncini compare un curioso mix tra il primo logo della franchigia (1967-90) e quello più recente.
Los Angeles Clippers
I primi elementi che saltano all’occhio sono la scritta in corsivo, che è stata introdotta dai Clippers nel 1987 e che ha caratterizzato l’epoca di Lob City, e i colori. Una City Edition azzurra con bordi arancioni era stata presentata anche nel 2017-18 come omaggio ai primi Clippers, quelli che nel 1978 arrivarono a San Diego e presero il testimone dai Buffalo Braves, il cui logo viene oggi riportato sull’elastico dei pantaloncini.
Anche il font dei numeri e la forma delle vele sui pantaloncini prendono spunto dalle divise utilizzate tra il 1978 e il 1982, quando dalla bassa California passarono giocatori come World B. Free e Bill Walton. Lo strano disegno sopra l’etichetta altro non è che la bandiera nautica di San Diego, che sventolava sui velieri (Clippers) a cui è ispirato il nome della squadra.
Los Angeles Lakers
Abbandonate momentaneamente le Lore Series, con cui avevano omaggiato i grandi del passato gialloviola, i Lakers svolgono il tema proposto mixando diversi stili precedenti. Il viola dominante è presente sulle divise dal 1966, ma i colori delle scritte, delle spalline e dei contorni dei pantaloncini richiamano i primi anni della franchigia a Los Angeles (1960-66).
L’era dello ‘Showtime’ è onorata con l’ombreggiatura dei numeri e con la riga sulle spalline, qui azzurra, ma gialla o viola ai tempi di Magic Johnson e Kareem Abdul-Jabbar. Le due stelle presenti sul fronte della maglia rimandano invece al biennio 1958-60, l’ultimo passato dai Lakers a Minneapolis.
Memphis Grizzlies
I Grizzlies nascono a Vancouver nel 1995, ma è nei vent’anni trascorsi a Memphis che si sono guadagnati la fama di perenne mina vagante della Western Conference. Per questo motivo, la City Edition 2021-22 si concentra soprattutto sul percorso stilistico della squadra in Tennessee. I colori della divisa e lo stile della scritta “Memphis” richiamano infatti il design utilizzato tra il 2004 e il 2018, portato in auge da Pau Gasol prima e dalla squadra del ‘Grit And Grind’ poi.
Il font dei numeri, i bordi gialli e le grafiche su spalline e pantaloncini sono invece gli stessi che troviamo sulla Statement Edition attuale, inaugurata nel 2018. Non mancano comunque gli omaggi agli sventurati esordi canadesi della franchigia: il girocollo è lo stesso utilizzato da ‘Big Country’ Bryant Reeves e compagni a Vancouver, così come il disegno del grizzly che stritola il pallone. Al pari del nome, questo simbolo è rimasto anche dopo il trasferimento a Memphis, nonostante il Tennessee non pulluli certo di grandi orsi bruni…
Miami Heat
Dopo il travolgente successo della serie Vice City, il settore creativo degli Heat si fa prendere un po’ troppo la mano con questa pittoresca City Edition, che negli USA paragonano a una richiesta di riscatto; ogni lettera della parola “MIAMI” è infatti rappresentata con un carattere legato a un differente concept stilistico del passato.
La prima “m” è quella dei Floridians, sventurati ‘cugini’ della ABA, inspiegabilmente onorati anche ai tempi di Shaquille O’Neal, Dwyane Wade e LeBron James. La prima “I” è scritta nel font originale della franchigia, utilizzato tra il 1988 e il 1999, anche se le maglie indossate da Tim Hardaway e Alonzo Mourning riportavano la parola “HEAT” in tutte le versioni.
Il font scelto per la lettera “A”, rossa con contorni oro, è quello utilizzato durante la opening night 2012-13 per celebrare il titolo vinto contro gli Oklahoma City Thunder, la seconda “m” tiene in vita le fortunatissime Vice City Editions e l’ultima “I”, dorata, richiama un’altra divisa celebrativa, quella scelta per festeggiare il secondo titolo dell’era Big Three, vinto nel 2013 al termine dell’epica serie contro i San Antonio Spurs. A proposito di quest’ultimo trionfo: quando Ray Allen segnò quell’indimenticabile tripla in gara-6 delle Finals, attorno al campo era stato già allestito il cordone giallo per la premiazione degli Spurs, in vantaggio nella serie.
Ebbene, quel cordone fa beffardamente capolino come contorno di questa City Edition! Gli stessi caratteri presenti sulla maglia (tranne quello ispirato alla serie Vice City) compongono la parola “HEAT” sui pantaloncini, dove compaiono anche il logo della franchigia nei vari colori di maglia proposti e, sull’elastico, gli anni dei tre titoli vinti. La scritta sopra l’etichetta, “15 STRONG”, si riferisce al quindicesimo anniversario del primo anello, conquistato nel 2006 dalla squadra di Wade e Shaq.
In chiusura, ecco la vera chicca proposta dal settore marketing di Miami: acquistando la maglia dallo store ufficiale, sarà possibile scegliere il font dei numeri tra quello attuale, quello classico, il Vice City, quello celebrativo dei titoli 2012 e 2013 e quello utilizzato per la Back In Black Edition 2011-12, indossata da LeBron James quando sorvolò il povero John Lucas dei Chicago Bulls. Per lo stesso principio, ogni giocatore del roster 2021-22 ha potuto scegliere il suo abbinamento numerico preferito.
Milwaukee Bucks
Curioso virtuosismo stilistico per i campioni NBA in carica. I colori, scritte verdi su sfondo bianco, richiamano quelli di fine Anni ’80, quando a guidare la squadra c’era Sidney Moncrief. I caratteri della scritta “BUCKS” sono però quelli delle maglie casalinghe utilizzate da Kareem Abdul-Jabbar e compagni tra il 1971 e il 1975, mentre il font dei numeri è quello attuale. La forma del colletto riprende quella del periodo 2010-2014, che accompagnò il debutto di Giannnis Antetokounmpo nella NBA, i colori verde e crema delle spalline fanno invece parte della nuova identità stilistica della franchigia.
I segmenti colorati sui fianchi ripercorrono varie epoche: dal blu introdotto nel rebranding del 2015 alle varie sfumature di verde di fine Anni ’80, per chiudere con il viola indossato da Ray Allen, Glenn Robinson e Sam Cassell a cavallo tra i due millenni (1993-2005). Dello stesso periodo è il logo presente sui lati dei pantaloncini, mentre quello raffigurato in vita risale agli albori della franchigia, tra il 1968 e il 1973.
Minnesota Timberwolves
Esame ‘Mixtape’ superato a pieni voti dai Timberwolves, che sono riusciti a racchiudere in questa City Edition i migliori tratti distintivi delle loro precedenti identità stilistiche. Il blu elettrico dominante e il verde brillante dei contorni sono i primi colori sociali della franchigia, con cui ha debuttato nel 1989. Il font della parola “WOLVES” è un azzeccato mix fra lo stile inconfondibile adottato a cavallo tra i due millenni (di cui rimangono i caratteri dei numeri e gli iconici pini, raffigurati sulle spalline e sui calzoncini) e quello visto sulle maglie utilizzate tra il 2008 e il 2017.
Proprio nel 2017, Nike e NBA introdussero il concetto di City Edition. La prima di quelle utilizzate da Minnesota aveva il manto del lupo sui fianchi, che riappare in questa nuova versione. Il logo attuale trova invece spazio sui lati dei pantaloncini.
New Orleans Pelicans
Questa City Edition non si distingue certo per fantasia ma, a loro discolpa, i Pelicans (che nel 2014 hanno ridato nome, colori e storia degli Hornets a Charlotte) non hanno un lungo e glorioso passato da celebrare. I colori dominanti, scritte blu su sfondo bianco, e i caratteri utilizzati sono gli stessi della divisa casalinga attuale. L’acronimo “NOLA” (che sta per “New Orleans, Louisiana”) è stato già proposto sulle divise gialle degli Hornets tra il 2011 e il 2013, sulla dimenticabile maglia con le maniche dei Pelicans nel 2016/17, sulle varie City Editions tra il 2017 e il 2020 e sulla Earned Edition 2018-19 .
Di quest’ultima uniforme sono riportati i colori sui fianchi e sui pantaloncini, dove compare anche la bandiera cittadina omaggiata con la scorsa City Edition.
New York Knicks
Per il secondo anno consecutivo, la City Edition dei Knicks si tinge di nero. Della divisa 2020-21 rimane la sigla “NYC” che circonda il logo Nike. Nel complesso, lo stile dell’uniforme richiama quello adottato tra il 1995 e il 2001, con la scritta “NEW YORK” arcuata e le fasce laterali oblique. Fasce su cui oggi compare una scacchiera, la stessa che si trovava sui contorni di maglia e pantaloncini tra il 1953 e il 1962.
Le spalline riportano agli albori di lega e franchigia nei colori, ma mantengono la forma attuale. Sui pantaloncini compare il logo del Madison Square Garden, mitica casa dei Knicks da 75 anni a questa parte.
Oklahoma City Thunder
Strana scelta stilistica da parte dei Thunder, che rinunciano ai loro colori sgargianti per concentrarsi sul puro design in bianco e grigio. La maglia è dominata da una fascia verticale che riprende quella della Alternate Uniform utilizzata da Kevin Durant e compagni tra il 2012 e il 2016. La sigla “OKC” al suo interno è la stessa che compariva sulla maglia arancione (2015-17) che accompagnò la stagione da MVP di Russell Westbrook, mentre le righe orizzontali, rimando alle onde sonore del tuono, si possono trovare anche sulle Statement Editions dell’era Nike (blu scura 2017-19 e arancione nelle ultime stagioni).
Sui pantaloncini compaiono la doppia striscia diagonale della City Edition 2018-19 e, in vita, il primo logo dei Thunder, usato temporaneamente nel 2008 dopo il trasferimento della franchigia da Seattle.
Orlando Magic
Questa suggestiva uniforme richiama la City Edition 2019-20 nei colori (l’arancione è un riferimento agli agrumi tipici della zona di Orlando) e quella dell’anno scorso nella grafica. I bei tempi di Shaquille O’Neal e Penny Hardaway vengono ricordati con la scritta “Magic” frontale e con il logo sui pantaloncini, mentre le striature (composte dal motto Anni ’90 “Why not us? Why not now?”) e il logo apposto in vita sono quelli inaugurati nel 2010 e tuttora in uso.
Nelle bande laterali ritroviamo le stelline utilizzate per la Earned Edition 2020-21, un omaggio alle divise del periodo 1998-2003, rese celebri da Tracy McGrady.
Philadelphia 76ers
Nella lunga storia dei Sixers, le epoche gloriose da celebrare non mancano di certo. Dalle imprese di Wilt Chamberlain a fine Anni ’60 al titolo NBA del 1983 targato Julius Erving-Moses Malone, fino alle gesta di Allen Iverson all’inizio del nuovo millennio. Eppure, l’imprevedibile ufficio marketing della franchigia sembra avere una perversione per le parentesi più oscure e dimenticate. Dopo aver riproposto la divisa della stagione 1970-71 (chiusa al secondo turno playoff) due anni fa, ecco il curioso mix di questa City Edition.
La scritta “Sixers” è quella sfoggiata dalla squadra tra il 1971 e il 1976, in rosso come nella versione casalinga, ma su sfondo blu come nella divisa da trasferta. Il font dei numeri è invece quello delle due stagioni successive, le prime di ‘Doctor J’ in Pennsylvania, quando la squadra perse le NBA Finals contro Portland. Le spalline tricolore, caratteristica comune alle uniformi attuali, hanno origine nel biennio 1963-65, dopo il trasferimento dei Syracuse Nationals a Philadelphia, mentre l’arcobaleno sui fianchi rievoca il disegno sul parquet di The Spectrum, storica casa dei Sixers tra il 1967 e il 1996. Il logo e la sagoma della vecchia arena sono presenti anche sui pantaloncini.
Portland Trail Blazers
Sulla nuova maglia nera fiammante dei Blazers ritroviamo il nomignolo “RipCity”, qui rappresentato nei caratteri utilizzati per le City e per le Earned Editions tra il 2017 e il 2019. Per il font dei numeri è stato scelto il periodo 1991-2002, quello aperto con la finale NBA persa contro Chicago e chiuso con l’epopea dei famigerati Jail Blazers.
I pantaloncini e i fianchi della divisa rimandano invece ad epoche più remote. Sull’elastico appare il logo introdotto nel 1971 e abbandonato nel 1975, mentre la fascia laterale riprende lo stile in voga nel biennio 1975-77, culminato con il titolo NBA. Quei Blazers erano guidati in campo da Bill Walton e in panchina da Jack Ramsay, celebre per i suoi capi d’abbigliamento a trame scozzesi. Le stesse trame che appaiono nella banda rossa laterale di questa City Edition.
Sacramento Kings
A prima vista, questa divisa nera e viola ricorda molto quella da trasferta introdotta nel 1994 e diventata il ‘costume di scena’ di The Greatest Show On Court, la spettacolare formazione che, nel 2002, arrivò a un passo dalle NBA Finals. In effetti, stile e colori sono quelli, ma non mancano i richiami ad altre epoche. La scritta “Sactown”, presente sulle City Editions dei Kings dal 2018, è rappresentata nei caratteri in corsivo utilizzati tra il 1971 e il 1994, che hanno accompagnato la franchigia nel suo lungo vagabondaggio tra Cincinnati (dove la squadra si chiamava “Royals”), Kansas City, Omaha Beach e Sacramento. Con quel font, lo sfondo nero e il numero spostato su un lato, l’aspetto finale è simile a quello della divisa Alternate indossata da DeMarcus Cousins e compagni tra il 2011 e il 2016.
I numeri di maglia sono raffigurati nei caratteri attuali, e anche il logo sul lato dei pantaloncini è lo stesso in uso tuttora. In vita compare invece una versione, rivisitata con i colori attuali, del logo dei Rochester Royals, prima incarnazione della franchigia in NBA.
San Antonio Spurs
Dopo decenni di bianco, grigio e nero, gli Spurs confermano l’inversione di rotta inaugurata con la City Edition 2020/21. Riecco dunque i Fiesta Colours, parte integrante del logo e delle tute da riscaldamento fra il 1989 e il 2002, stavolta su sfondo bianco dominato dalla scritta “Spurs” nel formato attuale.
I rombi sui pantaloncini, già visti sulle divise indossate da George Gervin e compagni tra il 1974 e il 1989, contengono i simboli delle identità contrapposte della franchigia texana. Sul lato destro c’è lo sperone, icona della dinastia targata Gregg Popovich-Tim Duncan, su quello sinistro il logo degli scapestrati Dallas Chaparrals, antenati degli Spurs e protagonisti di un romanzesco esordio nella ABA.
Toronto Raptors
Manca solo una cosa per rendere questa divisa un best seller: una superstar che la indossi. I Raptors, alle prese con una fase di transizione dopo i fasti recenti, presentano un azzeccato mix che strizza l’occhio ai nostalgici, ai ‘tamarri’ e a coloro che rientrano in entrambe le categorie. I colori dominanti sono il nero e l’oro, parte integrante dell’identità della franchigia da quando il rapper Drake ne è diventato “global ambassador”, e che hanno fatto da sfondo a diverse maglie dal 2015 in avanti. Il design della City Edition 2021-22 è ben noto agli appassionati di vecchia data; le striature e il Velociraptor che palleggia (nella versione hollywoodiana immaginata da Steven Spielberg per Jurassic Park) accompagnarono i primi passi della squadra in NBA, tra il 1995 e il 1999, e divennero subito un’icona di quell’epoca.
Oggi vengono riproposti con alcune varianti: il dinosauro è infatti rivolto in direzione opposta rispetto all’originale, e indossa la divisa City Edition 2017-18 con il numero 19, l’anno del primo e fin qui unico titolo nella storia dei Raptors. Nella partita conclusiva di quelle NBA Finals, però, Kawhi Leonard e compagni sfoggiavano la Earned Edition rossa con la scritta “NORTH”, che differiva dalla City 2017-18 solamente per il colore, quindi è probabile che l’intento fosse omaggiare proprio quell’uniforme.
La parola “Toronto” dorata, nei caratteri Anni ’90, è stata utilizzata anche per le ultime due City Editions, mentre il font dei numeri richiama quello della bandiera “WE THE NORTH”, che sventola fiera alla Scotiabank Arena. Nell’angolo inferiore della maglia compare lo slogan “Welcome TORONTO”, titolo di un progetto a sostegno delle comunità cittadine ideato da Drake e dai Raptors nel 2018. Sui lati dei pantaloncini ci sono il logo originale e quello attuale.
Washington Wizards
I colori e lo stile, bande rosse su sfondo blu, sono caratteristici del periodo 1973-85, iniziato con il trasferimento dei Baltimore Bullets nella capitale e culminato con il titolo NBA vinto nel 1978. L’MVP di quelle Finals fu Wes Unseld, padre dell’attuale allenatore, omaggiato con firma e numero sopra l’etichetta di questa maglia.
Per la scritta “washington” è stato scelto il font attuale, mentre i numeri sono proposti nei caratteri utilizzati fra il 1997 e il 2011, prima da Michael Jordan, poi da Gilbert Arenas. Le bande laterali sui pantaloncini sono quelle indossate dai Baltimore Bullets tra il 1966 e il 1971, e contengono il logo attuale (a destra) e quello dei primi Wizards, a cavallo tra i due millenni.
Il viaggio sulle novità della NBA 2021-2022 si conclude qui, quali sono le vostre canotte preferite?