Alla vigilia dell’In-Season Tournament, ovvero la grande novità della stagione appena cominciata, Nike e NBA hanno presentato la collezione completa delle maglie City Edition 2023-2024. Uniformi che verranno indossate dalle squadre durante il torneo e abbinate a un design speciale per il terreno di gioco.
Come ogni anno troviamo qualche look accattivante, ma anche parecchie proposte discutibili, che portano a chiedersi quanto ancora possa durare questo progetto. Vediamo nel dettaglio le trenta nuove uniformi.
Atlanta Hawks
Se esistesse un indicatore preciso del fatto che il progetto City Edition sia vicino al capolinea, quell’indicatore sarebbe senz’altro una sigla in stampatello minuscolo piazzata al centro della maglia. Quale potrà mai essere la spiegazione fornita dall’ufficio marketing degli Hawks per questa scelta? Eccola: “trasmette l’ascensione, la familiarità e l’ospitalità meridionale tipica dell’organizzazione”. Cosa??
Se non fosse per quest’orrore grafico, l’uniforme nera (anzi, “Infinity Black”, come da comunicato ufficiale) sarebbe anche elegante, con i dettagli color azzurro (pardon, “Heritage Blue”) a richiamare i tempi in cui la squadra è passata da St. Louis ad Atlanta e i numeri beige (scusate, “Buttery Brown”) che simboleggiano… “lo stile, la ricchezza e la diversità di Atlanta”. Sopra l’etichetta è riportato il motto adottato per questa campagna: “Lift as we fly”, ovvero “solleviamoci mentre voliamo”. Per non finire come quel supereroe nella serie di Maccio Capatonda, che poteva volare solo rasoterra.
Boston Celtics
Nel 1981, l’insegnante di educazione fisica James Naismith cercava disperatamente un’attività da far svolgere agli studenti dello Springfield College durante i gelidi inverni del Massachusetts. Dalla sua fervida immaginazione nacque un gioco destinato a fare milioni di proseliti nei decenni a seguire: la pallacanestro. Per celebrare il visionario professore, Boston dedica al suo illustre conterraneo questa City Edition color bianco panna, ai cui lati si intrecciano la linea verde dei Celtics e una banda con la trama del parquet a simboleggiare l’intreccio dei cestini da frutta utilizzati come canestri agli albori del gioco.
Sopra l’etichetta c’è una targa verde e oro come quelle che si possono ammirare nella Naismith Memorial Basketball Hall Of Fame di Springfield (cittadina situata a circa 150 km di distanza da Boston), con la scritta “Boston Celtics – Springfield, Mass., 1891”. Lo stesso abbinamento di colori appare su lettere e numeri, mentre sull’elastico dei pantaloncini, dietro al trifoglio dei Celtics, è raffigurato un pallone dei tempi che furono.
Brooklyn Nets
Dopo le divise ispirate a Notorious B.I.G. (2018/19 e 2019/20) e quelle che rendevano omaggio a Jean-Michel Basquiat (2020-21 e 2022-23), anche la City Edition 2023-24 dei Nets, presentata con largo anticipo lo scorso aprile, è un tributo al movimento artistico di Brooklyn.
La nuova uniforme è stata infatti realizzata in collaborazione con KAWS, pseudonimo di Brian Donnelly. Il celebre pittore, scultore e designer del sobborgo newyorchese ha progettato questa tenuta decisamente sopra le righe, cosparsa di chiazze colorate (richiamo alla sua opera intitolata “Tension”), con il nome “NETS” al centro della maglia e il logo sui pantaloncini raffigurati nel suo tipico stile. Sopra l’etichetta è presente la firma dell’artista, che ha griffato anche l’elastico dei calzoncini con una doppia X, simbolo ricorrente nelle sue produzioni.
Charlotte Hornets
Caro spettatore occasionale che hai smesso di seguire la NBA quindici anni fa e che ogni tanto ti diletti con qualche highlight sul web, devi sapere una cosa: i New Orleans Hornets non esistono più. È vero, questa divisa azzurra è molto simile a quella indossata da Chris Paul e compagni nelle gare in trasferta fino al 2008. Però gli Hornets sono tornati a Charlotte, dove giocavano fino al 2002. Si capisce dal nomignolo “BUZZ CITY”, che abbiamo già visto su altre tre City Edition dal 2017 a oggi, ma soprattutto dalle bande laterali color verde menta.
Qualora, comprensibilmente, ti fossi distratto, devi sapere che Charlotte è la sede del primo Conio di Stato, che in inglese si traduce in “State Branch Mint”. Quei burloni dell’ufficio marketing hanno pensato di giocare sul doppio significato della parola “mint”, e la celia li ha divertiti così tanto da proporre dettagli color menta su tre delle ultime quattro City Edition! Che sagome… Un altro gioco di parole appare sopra l’etichetta: “the hive is alive”, ovvero “L’alveare è vivo”. Non si sa per quanto tempo resterà vivo, viste le innumerevoli querelle giudiziarie che hanno coinvolto alcuni giocatori del roster.
Chicago Bulls
Con questa divisa nera, i Bulls omaggiano la loro storica casa. Nel 1967, dopo aver trascorso la sua prima stagione NBA all’International Amphitheatre, la franchigia ha inaugurato il Chicago Stadium, rimasto in piedi fino al 1994. La scritta “CHICAGO” in verticale è la stessa che compariva sull’insegna dell’arena resa celebre da Michael Jordan e compagni. Quel palazzetto, ubicato in Madison Street (di fianco a dove poi è sorto lo United Center), veniva soprannominato “Madhouse on Madison”, e tale soprannome appare sull’etichetta di questa City Edition.
Cleveland Cavaliers
I Cavs si ostinano a proporre il soprannome “The Land”, che dominava già le City Edition 2017/18 e 2022/23. Stavolta il nomignolo (che a quanto pare viene utilizzato solo per fini commerciali, e non nel gergo comune degli abitanti di Cleveland) appare in caratteri dorati su uno sfondo rosso vinaccia (o rosso sipario, in questo caso), a completare lo schema cromatico tradizionale della franchigia.
Il font riprende quello utilizzato sul cartellone luminoso del Connor Palace, un famoso teatro situato in Playhouse Square. La trama con cui sono decorate le spalline e il bordo destro dei calzoncini (anch’essi wine and gold, ma con una fascia più scura su un lato) è la stessa che si ammira sulle finiture del teatro.
Dallas Mavericks
Questa uniforme nera omaggia la scena R’N’B sviluppatasi nell’area di Dallas-Fort Worth. È stata realizzata in collaborazione con Leon Bridges, i cui testi appaiono lungo i fianchi della maglia e la cui firma è riportata sopra l’etichetta. I caratteri della scritta “MAVS” richiamano quelli utilizzati per le copertine dei dischi vintage, mentre le stirature laterali rappresentano le corde di una chitarra, “che tengono legata la comunità”…?!
Denver Nuggets
La nuova divisa dei Nuggets non sarebbe poi così male, se ci limitassimo al design di base. Le montagne del Colorado, rappresentate in versione notturna su sfondo scuro, richiamano le iconiche uniformi anni Ottanta, omaggiate anche con le City Edition utilizzate dalla squadra fra il 2018 e il 2021. Poi, però, ecco quel numero, piazzato al centro della maglia in enormi caratteri gialli: 5280.
Una cifra, raffigurata anche sulle lunette della Ball Arena, che probabilmente riempirà d’orgoglio gli abitanti di Denver, ma che non è così semplice e immediata da comprendere per tutti gli altri, soprattutto per chi non proviene da una cultura anglosassone: 5280 è infatti la conversione in piedi di un miglio, ovvero l’altitudine della cosiddetta Mile High City. L’effetto finale è alquanto grottesco; più che una maglia da basket, questa City Edition sembra una divisa da carcerato, la pettorina di un fotografo o la porta di un albergo.
Detroit Pistons
Nella seconda metà degli anni Ottanta, i “Bad Boys” terrorizzavano la NBA. Quella cattivissima versione dei Pistons, capace di vincere due titoli consecutivi, poteva contare anche sul pubblico più caldo della lega. Il Palace of Auburn Hills si riempiva a ogni partita di magliette nere con il teschio e le ossa incrociate, diventate un simbolo di quell’epoca. La City Edition 2023/24 è ispirata proprio a quelle t-shirt.
Il font della scritta “Detroit” è lo stesso con cui erano composte le parole “Bad Boys”, mentre il carattere dei numeri, in grigio, riprende quello utilizzato per il nome della città sulla famigerata maglietta. I teschi con le ossa incrociate compaiono lungo i fianchi della divisa. Questo design è un tributo a Chuck Daly, il timoniere dei Bad Boys. Le iniziali e la firma del grande allenatore, scomparso nel 2009, fanno capolino intorno all’etichetta.
Golden State Warriors
Tra i simboli della città di San Francisco ci sono indubbiamente gli iconici tram, già apparsi sul retro delle maglie di Golden State a fine anni Sessanta e ai quali è dedicata questa City Edition. Le linee che contornano questa divisa nera rappresentano infatti i cavi che si intrecciano per le vie della metropoli californiana. Una metropoli famosa anche per la sua collocazione su impervie colline; ecco perché il nome della città è raffigurato come se seguisse un saliscendi.
Le linee dei tram appaiono anche sotto al numero anteriore e sopra l’etichetta, dove si trova anche una carrozza. Il font di lettere e numeri riprende quello utilizzato sui mezzi per indicare la destinazione. Sui pantaloncini appare il logo della Municipal Railway, riadattato con le iniziali “GSW”.
Houston Rockets
Prima di vincere insieme un titolo NBA con la maglia dei Rockets, Hakeem Olajuwon e Clyde Drexler hanno scritto la storia sportiva di Houston al college, con la casacca dei Cougars. La nuova City Edition della franchigia texana, bianca con scritte rosse e bordi azzurri, riprende nello stile e nei colori l’uniforme casalinga di quella spettacolare formazione universitaria, soprannominata “Phi Slama Jama” (traducibile con “la confraternita della schiacciata”).
Le firme dei due leggendari giocatori compaiono sopra l’etichetta, mentre sotto viene riportata la definizione “Hometown heroes”. Principale aspetto negativo: lo stupido soprannome “H-Town”, piazzato al centro della maglia per la terza volta in sette anni. Principale aspetto positivo: i caratteri in corsivo sono molto più eleganti, rispetto a quelli utilizzati per le City Edition 2019/20 e 2020/21. E poi, attenzione alla vera chicca; per collegare la squadra del Phi Slama Jama alla NASA, principale motivo d’orgoglio della città di Houston, su un lato dei pantaloncini viene raffigurato… un astronauta che schiaccia!
Indiana Pacers
Personalmente avevo apprezzato molto la City Edition proposta dai Dallas Mavericks nella stagione 2019/2020, per cui non posso che approvare questa divisa nera dei Pacers, sempre incentrata sulla street art, ma stavolta su sfondo notturno. Del resto, il progetto di Nike e NBA dovrebbe spingere i designer a osare, possibilmente senza strafare (vedi Brooklyn), e in questo caso la missione si può dire riuscita.
Però questa sgargiante uniforme, con la vernice spray a formare i numeri e le bande laterali, va benissimo così com’è, tamarra al punto giusto. Non c’è bisogno di fornire una spiegazione filosofica sul progetto; sarebbe come cercare la morale in un cinepanettone. Anche perché “vibrant, colorful and always changing” è un’espressione trita e ritrita, che in questi sei anni di City Edition è stata utilizzata per definire qualsiasi città americana, anche quelle che magari non sono poi così vibranti, colorate e in continuo mutamento.
Los Angeles Clippers
L’abbreviazione “Clips” che compare al centro di questa maglia “Pacific Blue”, realizzata in collaborazione con l’artista (e abbonato stagionale dei Clippers) Jonas Wood, è rappresentata nello stile utilizzato tra il 1978 e il 1982 sulle divise casalinghe della squadra, che all’epoca giocava a San Diego. Un periodo non certo fortunatissimo in termini di risultati, con i playoff costantemente ammirati in televisione, ma a quanto pare molto amato; la versione celeste di quell’uniforme, utilizzata per le partite in trasferta, è stata infatti utilizzata come base per la City Edition 2021/22.
Il pallone stilizzato che funge da puntino sulla “i” compare anche nel logo sui pantaloncini e sopra l’etichetta della casacca. Sotto, oltre al nome “LA CLIPPERS” e alla scritta “2023-24” (per la prima volta nella storia NBA, su una maglia è riportata la stagione in cui essa viene indossata), si vede il disegno di un fiore sradicato, elemento ricorrente nelle opere di Wood.
Los Angeles Lakers
I Lakers tornano a vestirsi di nero due anni dopo aver presentato una Earned Edition colpevolmente dimenticata, che riprendeva l’uniforme Hollywood Nights del 2013/14. Anche in questo caso, i numeri sono viola con bordi gialli, mentre le spalline mantengono solo il primo colore. La forma triangolare in cui è rappresentato il nome della franchigia appare alquanto bizzarra, ma richiama un logo secondario utilizzato dai californiani tra il 1960 e il 1967 e ripreso sulle maglie da riscaldamento Classic Edition nella passata stagione.
Memphis Grizzlies
I Grizzlies entrano nel poco onorevole club delle sigle, vantandosene pure. Il codice aeroportuale “MEM”, in realtà, appariva già nei contorni della Statement Edition e sui pantaloncini delle altre due divise principali, sempre nello stesso stile. Stavolta, però, si prende il palcoscenico, al centro di un’uniforme nera come una notte senza stelle. La linea bianca sul fianco destro rappresenta il fiume Mississippi, che costeggia la città di Memphis, mentre i numeri sono dorati per mantenere lo schema di colori delle City Edition 2020/21 e 2022/23.
Miami Heat
Terminato il fortunato ciclo delle Vice City Uniforms e chiusa la parentesi ‘Mixtape’, gli Heat sorprendono tutti con una divisa stranamente sobria, anche se forse meno iconica delle precedenti. Si tratta di un’uniforme nera con spalline rosse, lo stesso abbinamento cromatico della Icon Edition. Sul petto compaiono il nome “HEAT”, rappresentato nel font abituale, e la parola “CULTURE”, raffigurata negli stessi caratteri presenti su una T-shirt molto amata dai tifosi.
L’espressione indica la tradizione d’eccellenza inaugurata con l’arrivo in Florida di Pat Riley, che ha reso quella di Miami una delle organizzazioni più stimate e rispettate dell’intera lega. Sul fianco destro della maglia, all’interno di una striscia che sfuma dal nero al rosso, viene riportata una definizione utilizzata da Riley per identificare la sua squadra: “Hardest Working, Best Conditioned, Most Professional, Unselfish, Toughest, Meanest, Nastiest Team in the NBA”, ovvero la formazione che lavora di più, quella più in forma, più altruista, più tosta, più cattiva e più sporca dell’intera lega.
Attorno all’etichetta compare uno slogan, sempre coniato dal leggendario allenatore, che invita a focalizzarsi sull’obiettivo finale: “The main thing is… The main thing”. Un esemplare personalizzato di questa City Edition, fa sapere la franchigia, verrà inviato a ogni ex-giocatore degli Heat, esclusi quelli tuttora in attività. La nuova uniforme ha una particolarità: è l’unica in tutta la NBA con i numeri sui pantaloncini.
Milwaukee Bucks
Per la terza volta in sette stagioni, i Bucks propongono una City Edition dominata dal colore blu, che indica la conformazione idrogeologica della città (un punto d’incontro, o “gathering place”, come riportato sotto l’etichetta, tra corsi d’acqua). Sulla versione 2023/24 compare una trama che a prima vista sembrava riferirsi alle gocce d’acqua del Milwaukee River, ma che invece è ispirata alle folle che nel 2021 riempivano il Deer District, ovvero l’area adiacente al Fiserv Forum, durante la cavalcata al titolo NBA.
La scritta sul petto è racchiusa in una fascia color crema, la cui forma richiama quella del tetto dell’arena. Le spalline sono invece contornate da un curioso verde brillante che, tenetevi forte, “significa vittoria” (??).
Minnesota Timberwolves
Il Minnesota è conosciuto anche come “la terra dei diecimila laghi”. È per questo motivo che la prima franchigia NBA con sede a Minneapolis si chiamava “Lakers”. Dopo aver vinto cinque titoli, quella squadra si è traferita a Los Angeles, dove è diventata un brand noto in tutto il mondo. I suoi eredi, nel 2023, tornano a rendere omaggio agli specchi d’acqua del grande Nord con questa City Edition.
La maglia richiama infatti un lago ghiacciato; bianca nella parte superiore e sulle spalline, sfuma nel blu più intenso man mano che si scende. I numeri frontali sono sul lato sinistro, come nella City Edition azzurra proposta nel 2019/20. La frase “Land of 10,000 lakes” è riportata sia sulle bande laterali, sia sopra l’etichetta. Qui compaiono anche le stelle del Nord, già protagoniste della City Edition 2020/21, mentre sui pantaloncini si vede il logo dei Timberwolves in versione ‘acquatica’.
New Orleans Pelicans
Una divisa che sembra uscita da un film di Tim Burton, ispirata dall’aura di mistero che circonda le notti di New Orleans. Su uno sfondo nero si staglia il verde brillante delle luci al neon, che circonda l’immancabile sigla “NOLA” (New Orleans, Louisiana), che riempie i numeri di maglia e che contorna le spalline, insieme a una striatura “Vibrant Purple” (che a quanto pare è un colore, non un sex toy).
Sui pantaloncini, il logo della squadra appare in una versione scheletrica, ribattezzata “Skelican” (!). Questa City Edition avrebbe fatto la sua sporca figura nella notte di Halloween; peccato che sia stata presentata due giorni dopo…
New York Knicks
Guardandola distrattamente per la prima volta, la nuova City Edition dei Knicks, blu con fasce nere sui fianchi, sembra la pedissequa riproposizione della divisa da trasferta utilizzata tra il 1997 e il 2001. Ci sono però delle notevoli e bizzarre differenze: innanzitutto le striature nere, che richiamano inspiegabilmente la Statement Edition degli Orlando Magic (ma in questo caso le spalline sono arancioni, e non nere), poi la scritta “NEW YORK” ripetuta due volte, prima in bianco e poi, a mo’ di ombra, in arancione; un omaggio alla celeberrima “New York, New York” di Frank Sinatra.
Il font dei numeri è quello attuale, mentre attorno al logo Nike, come su tutte le City Edition dal 2020 in poi, appare la sigla “NYC”.
Oklahoma City Thunder
La mancanza d’ispirazione può partorire idee davvero strampalate. Il ragionamento dei designer dei Thunder, stando al risultato finale, dev’essere stato il seguente: le nostre divise principali sono bianche e azzurre; perché non prendiamo tutti gli altri colori del nostro schema abituale (definiti “vibrant pop of colors”, naturalmente) e proviamo a combinarli?
Ecco dunque questa uniforme nera contornata di arancione e di giallo, con la sigla “OKC” rappresentata nello stile già proposto per la City Edition 2017/18. A dare il colpo di grazia al buongusto è stata però la seconda trovata dei progettisti: perché non mettiamo sullo sfondo un patchwork formato da pezzi dei nostri loghi ufficiali disposti totalmente a casaccio?
Orlando Magic
I Magic propongono una pigra ma tutto sommato gradevole variazione della City Edition 2022/23. Anche la nuova uniforme è a tema cavalleresco, in omaggio al Magic Kingdom di Disney World; riecco dunque lo sfondo scuro (stavolta blu invece che nero) e le striature argentate, a formare una sorta di armatura.
Il font della scritta “ORLANDO” è lo stesso utilizzato l’anno scorso, ma la “A” è sostituita da una stella, come da tradizione sulle maglie della squadra fino al 1998. Le altre differenze stanno nei contorni, nella forma del colletto e nel carattere con cui sono raffigurati i numeri. Cosa potrà mai rappresentare questo stile gotico, se non “the vibe of protecting our kingdom”?
Philadelphia 76ers
Altra City Edition, altro soprannome; stavolta tocca a “City of Brotherly Love”, come è conosciuta Philadelphia negli States. Nomignolo già proposto sulla divisa dell’anno scorso, che rappresenta uno dei punti più bassi nella storia del design sportivo. La nuova versione ha quantomeno una colorazione più gradevole, pur non brillando certo per originalità. Questa uniforme blu scuro è stata presentata nel corso di un evento per soli abbonati tenuto al Reading Terminal Market, uno storico mercato di Philadelphia.
Il font dei numeri e della parola “Brotherly”, così come le frecce sul fianco destro, riprendono proprio lo stile dell’insegna posta all’ingresso di quel mercato. Le altre parole mantengono invece i caratteri presenti sulla maglia-cartellone indossata nel 2022/23.
Phoenix Suns
Dieci anni fa, Elio e Le Storie Tese lasciavano ai posteri questi immortali versi: “La musica balcanica ci ha rotto i c…; è bella e tutto quanto, ma alla lunga rompe i c…. Certo, ne avrei senz’altro tutta un’altra opinione se fossi un balcanico o se fossi un balcone. Ma siccome non sono croato, né un balcone balcano, io non capisco perché tutti quanti continuano insistentemente a suonare questa musica di m…”.
Ecco, lo stesso concetto si potrebbe esprimere riguardo alle scritte in spagnolo sulle maglie NBA; se facessimo parte della nutritissima comunità latinoamericana presente nel sud degli Stati Uniti, gradiremmo sicuramente nel vedere i nostri beniamini indossare una casacca su cui il nome della squadra è riportato nell’amato castigliano, imposto secoli fa ai nostri antenati dai conquistadores europei. Ma siccome non siamo messicani, né chicani ispanici, siamo liberi di pensare che “El Valle” suoni parecchio male, così come in passato suonavano male “El Heat”, “Los Spurs”, “Los Lakers” (oltretutto, Los Angeles è già di per sé un nome spagnolo) e via dicendo.
Eppure, lo spettro delle Noches Latinas, che sembrava ormai sopito da tempo (gli ultimi colpevoli sono stati proprio “Los Suns”, che ci hanno propinato tale dicitura su tutte le City Edition indossate fino al 2020), è tornato a perseguitare i nostri sogni. Se non fosse per la cacofonica traduzione di “The Valley”, questa uniforme viola scuro non sarebbe affatto malvagia; i numeri sono rappresentati nelle gradazioni di rosso tipiche dei tramonti sul deserto, già proposti sulle divise precedenti, mentre la trama sui fianchi richiama le decorazioni delle lowrider, le decappottabili customizzate tanto in voga nella cultura pop latina.
Portland Trail Blazers
Il dottor Jack Ramsay, l’allenatore che nel 1977 ha guidato Portland al suo primo e finora unico titolo NBA, era solito indossare dei vestiti con trame scozzesi. Ecco, magari tre City Edition sono sufficienti per spiegare tale concetto, non trovate? Dopo averle proposte nel 2017/18 e nel 2021/22, riecco il celeberrimo plaid fare capolino su questa uniforme scura. Lo troviamo infatti lungo i fianchi, sulle spalle, sull’elastico dei pantaloncini e all’interno della scritta “ripcity”, storico soprannome sportivo della città.
Soprannome che è apparso su ben cinque delle sette City Edition presentate fino a oggi dai Blazers. Divise sempre eleganti, non c’è dubbio, ma forse un pelino ripetitive. Anche se, viste le alternative, meglio accontentarsi; almeno stavolta non hanno piazzato la moquette di un aeroporto al centro della maglia!
Sacramento Kings
Forse in pochi lo sapevano, ma i Kings sono la franchigia più vecchia della NBA. Sebbene la Basketball Association of America sia stata creata solo nel 1946 e abbia assunto la denominazione attuale tre anni più tardi, alcune formazioni erano presenti già da parecchio tempo nei circuiti semi-professionistici. Insieme ai più noti Harlem Globetrotters, New York Rens e Original Celtics (tutti con sede nella Grande Mela) c’erano i Rochester Seagrams, che prendevano il nome dallo sponsor ed erano stati fondati nel 1923.
Dopo aver compiuto un tortuosissimo sentiero che li ha condotti in California, i Kings festeggiano quindi il loro centenario. Per celebrare questa considerevole ricorrenza, ecco una City Edition che non avrebbe sfigurato nella stagione 2021/22, quando Nike e NBA mixarono gli stili passati di ogni franchigia per il settantacinquesimo anniversario della lega. La nuova divisa blu richiama lo stile adottato tra il 1967 e il 1971 dagli allora Cincinnati Royals, anche se la fascia bianca con bordi rossi si trovava sul lato opposto della maglia (il sospetto è che la nuova collocazione serva a far risaltare meglio il logo dello sponsor tecnico).
Quella fascia verticale, oggi, riporta il nome attuale della squadra, perché questa divisa “omaggia il passato ma abbraccia anche un vibrante futuro”! Le spalline sono contornate di grigio, come quelle che apparivano sulle uniformi da casa e da trasferta (Icon e Association Edition, secondo la denominazione Nike) indossate tra il 2016 e il 2023. Sopra l’etichetta vengono raffigurate otto corone, una da ciascuno dei diversi loghi che hanno accompagnato i Kings nel secolo appena trascorso, mentre sotto si legge la scritta “100 years of royalty”.
San Antonio Spurs
Cinquantacinque anni fa, San Antonio ospitò l’esposizione universale denominata HemisFair ’68. Questa City Edition, bianca con dettagli marroni e pesca, prende spunto dai colori e dall’atmosfera che si percepivano in Texas in quel periodo leggendario. Sopra l’etichetta si legge la frase “Viva Spurs”, ripresa dallo slogan originale “Viva HemisFair ’68 – San Antonio World’s Fair”. Da non confondere con l’iconico “Viva il Milan!” di boldiana memoria.
Toronto Raptors
Da quando è iniziata la partnership commerciale con Drake, i Raptors hanno indossato una serie di divise con dettagli dorati; nere nella maggior parte dei casi, bianca nel 2018/19. Per dare nuova linfa alla linea City Edition, ormai povera di spunti, c’era solo una strada da percorrere: utilizzare l’oro come colore primario. La sgargiante uniforme 2023/24 riporta sul petto la scritta “TORONTO” nera nei caratteri utilizzati tra il 2015 e il 2020, un’epoca culminata con il primo titolo nella storia della franchigia.
Le striature, presenti anche sula Statement Edition nera e sulla City Edition ‘mixtape’ del 2021/22, ci riporta invece negli Anni ’90, quando Vince Carter e Tracy McGrady fecero toccare ai Raptors un imprevedibile picco di popolarità. Le bande nere sui fianchi della divisa sono invece una prerogativa del periodo di mezzo, tra il 1999 e il 2015; gli anni dello Slam Dunk Contest di Oakland e della finale di Conference, di Chris Bosh e Andrea Bargnani e dell’ascesa di Kyle Lowry e DeMar DeRozan. All’interno di queste fasce viene riportato il motto “We The North” in tutte le lingue del mondo.
Utah Jazz
Questa City Edition è stata annunciata già l’anno scorso, quando ad accompagnare il rebranding della franchigia c’era la frase “Purple is back and here to stay”. In realtà il viola è presente solo sulla Classic Edition e su questa nuova uniforme dei Jazz. Una divisa che non avrebbe sfigurato due stagioni fa, in quel mix di stili passati con cui la NBA ha scelto di celebrare i suoi 75 anni. La grafica con le montagne innevate riprende quella delle mitiche uniformi indossate da John Stockton, Karl Malone e compagni tra il 1996 e il 2004, ma stavolta la parola “JAZZ” viene sostituita da “UTAH”, raffigurata comunque nello stesso font.
I medesimi caratteri utilizzati anche per due Alternate Uniform del passato: quella nera del periodo 1998-2004 e quella azzurra, indossata dalla squadra di Deron Williams e Carlos Boozer tra il 2006 e il 2010. Lo stile dei numeri è invece quello attuale, presente sulle divise bianco-giallo-nere introdotte nella scorsa stagione.
Washington Wizards
A prima vista sembra la City Edition 2018/19 dei Portland Trail Blazers indossata al rovescio durante una festa medievale, ma il concetto dietro a questo strano design è molto più elaborato, a tratti incomprensibile. La divisa è un omaggio alle pietre di confine (boundary stones) poste nel 1791 da Andrew Ellicott e Benjamin Banneker, su ordine di George Washington, per iniziare la costruzione della nuova capitale. Le linee rosse che attraversano maglia e pantaloncini formano un rombo, che rappresenta il perimetro originale della città.
La scritta “the District of Columbia” ha alcuni caratteri rossi, come il colore che troviamo sulle divise attuali degli Wizards, ma è principalmente raffigurata in verde acqua e ruggine, tonalità che appaiono anche su spalline e calzoncini. Questi colori, stando alle spiegazioni ufficiali, richiamano le gabbie metalliche, molte delle quali ormai ossidate e ricoperte di muschio, che oggi proteggono le 40 pietre. Il font è lo stesso che veniva utilizzato sulle mappe di fine Settecento.
Sui pantaloncini troviamo il logo della squadra con i colori alterati a tema e con una pietra di confine al posto del classico Washington Monument, oltre alla sigla “DMV”, acronimo di District of Columbia, Maryland, Virginia. Ma state concentrati, perché la parte più contorta della decodificazione deve ancora arrivare. Sulla divisa ci sono sei stelle rosse: tre sono quelle presenti sulla bandiera cittadina, mentre le altre simboleggiano la posizione triangolare della prima pietra posata da Banneker.
Le sei stelle color verde acqua sopra l’etichetta omaggiano “gli strumenti di rilevamento utilizzati da Ellicott e Banneker” (?). Siete riusciti a non perdere il filo? Bene, ora non vi resta che mandare una mail alla franchigia chiedendo lumi sui colori principali di questa City Edition: il nero, l’antracite e il rosso. “Si rivolgono al passato” non è una spiegazione sufficiente.
Queste sono tutte le canotte City Edition presentate per la stagione NBA 2023-2024. Ce n’è qualcuna che trovate particolarmente “vibrante”? Fatecelo sapere nei commenti!