Innovazione nella tradizione, o per dirla più gattopardescamente, tutto cambi perché nulla cambi. Sembra ormai essere questo il mantra degli ultimi anni per il Perugia targato FG Sport.
Nel mezzo dell’estate, le celebrazioni per il primo anniversario del museo societario, e il debutto di Federico Giunti di ritorno nella piazza che tanto l’aveva osannato da calciatore, hanno rappresentato l’occasione anche per svelare ai tifosi le nuove maglie della stagione 2017-2018; nuove per modo di dire poiché come accennato poc’anzi, seguendo una recente ma di fatto consolidata prassi, ci troviamo di fronte a dei capi sì rinnovati, sì diversi, ma che continuano a tradire quasi fieramente il loro legame con l’epoca più fulgida del calcio perugino.
1 template per 3 maglie; anzi 4, come vedremo. Anche qui si persevera nel solco passato, con un kit spalmato su tutte le occasioni; una scelta rischiosa, che giocoforza non può incontrare la totalità dei favori, ma che comunque riesce a conferire alla squadra una precisa — e immediatamente riconoscibile — identità. Tantopiù se il disegno scelto, ricalca quello tuttora più amato dalla piazza perugina.
Dalle casacche della precedente stagione vengono infatti mantenuti colletto e bordini, cerchiati da quell’iconico motivo ornamentale a strisce biancorosse: un dettaglio di stile che, come sottolineato nell’occasione da Massimiliano Santopadre — nella consueta doppia veste di patron del Perugia e proprietario di Frankie Garage —, ormai fa parte a pieno titolo dell’iconografia del Grifo.
Prima maglia Perugia 2017-2018
Seguendo questo schema predefinito, inevitabilmente le novità diventano marginali, quasi nascoste in mezzo alla tradizione perugina. Così facendo, la home dei Grifoni si palesa davanti ai nostri occhi nel suo fiammeggiante rosso, delimitato da colletto e bordini biancorossi a loro volta fasciati dalle storiche tre striscioline a contrasto (chissà se adidas avrà qualcosa da ridire…).
Il manto degli umbri pare all’apparenza lo stesso delle più recenti stagioni, tuttavia proprio questo mostra il più significativo mutamento: busto e braccia sono infatti ammantate da un pattern composto dalla ripetizione, tono su tono, di tanti piccoli grifetti — un dettaglio che movimenta non poco questo vecchio template di fine anni Settanta, e che al contrario affibbia all’insieme un’immagine maggiormente lucida e aggressiva rispetto alle sue precedenti riedizioni —; un’immagine in questo senso più vicina agli anni Ottanta, quando l’arrivo dei moderni tessuti sintetici permise per la prima volta simili variazioni jacquard anche nel mondo del calcio.
Insomma una singolare commistione tra stili e decenni, per rinfrescare un grande classico dell’epica biancorossa.
Una ventata di novità che coinvolge pure lo stemma sociale — assente nel suo canonico formato ormai dalla stagione 2015-2016. Se dodici mesi fa toccò a un insolito grifone colorato, quello fugace dell’annata 1976-1977, il compito di rappresentare la storia e i valori degli umbri, in questa stagione il tutto è appannaggio di un semplice e storico grifo rampante, virato in outline e completamente liberato dal suo scudo a quattro lati, scelta che ne esalta ancor più la sua nobile fierezza; dalla scorsa stagione viene invece mantenuta la denominazione «Perugia» a cingere il tutto.
Il nome del club trova inoltre posto nel retro dell’uniforme, immediatamente sotto al colletto, mentre una fettuccia a contrasto delimita la parte inferiore della schiena. Questa zona della divisa riserva un ultimo e piccolo cambiamento rispetto agli anni passati: per la prima volta dalla stagione 2013-2014, infatti, FG Sport propone un nuovo font per i Grifoni, dall’aspetto decisamente moderno e dinamico.
Il resto del kit mostra inversamente un approccio molto minimale, proponendo canonici pantaloncini bianchi, sopra cui viene replicato il grifo tratteggiato da semplici contorni, e calzettoni rossi; questi ultimi una riproposizione di quanto già visto nelle stagioni più recenti, caratterizzati solo da una fascia a contrasto inglobante il nome della squadra.
Infine — sarà probabilmente questa la novità, anzi il ritorno più gradito —, andando in direzione opposta rispetto alla moda imperante, quest’anno FG Sport ha approntato per i perugini anche una maglia… a maniche lunghe! Uno nostalgico ritorno al passato con un capo ormai da tempo lontano dal manto verde, defenestrato dai numeri del marketing e dalle moderne sottomaglie.
Una divisa old style che stilisticamente non si differenza in alcunché dalla sua cugina a maniche corte, eccezion fatta per dei più marcati polsini. Una scommessa vintage, che chissà non possa segnare un piccolo turning point nell’ambiente.
Seconda maglia Perugia 2017-2018
Nessuna novità per la seconda divisa degli umbri, storicamente l’esatto negativo della titolare: maglia bianca con bordini rossi, abbinata a pantaloncini rossi e calzettoni bianchi — non è tuttavia preclusa all’occorrenza una opzione all white, prendendo a prestito le braghe bianche della home; così come i pantaloncini della away, possono in caso di necessità fondersi alla succitata home dando vita a un completo casalingo all red. Un biancorosso intercambiabile, insomma, quello tra le prime due uniforme dei Grifoni.
Analizzando questa divisa di cortesia, è inevitabile soffermarsi sull’aspetto pubblicitario. Come fin qui accaduto per tutta l’era Frankie Garage, è infatti la away l’unica casacca del Perugia sopra cui l’inserimento dei numerosi sponsor — ben quattro, di cui tre sulla maglia e uno sui pantaloncini — è avvenuto mantenendo le originali tinte aziendali; al contrario, per home e third si è virato verso il monocolore, permettendo così di attenuare notevolmente l’impatto visivo della rèclame.
Ne consegue che proprio la seconda uniforme bianca, è quella che esce maggiormente svilita dall’incontro con la pubblicità. Ciò nonostante, e reiterando una politica di vendita già testata in anni recenti, FG Sport vuol venire incontro ai puristi permettendo online (nonostante sia la nota dolente per tanti club della serie cadetta), a scelta, l’acquisto delle casacche perugine in una pionieristica versione priva di sponsor. In questo senso deve forse essere letto l’apparente squilibrio nella disposizione dei marchi sul petto; ciò per consentire l’armonioso allineamento tra il logo del fornitore tecnico e lo stemma sociale.
Terza maglia Perugia 2017-2018
Niente di nuovo anche per la terza e ultima divisa stagionale del Grifo, che mantiene forma e soprattutto colore ammirati fin qui in tutti gli anni Duemiladieci: un completo all black dalla testa ai piedi, illuminato unicamente da qualche dettaglio biancorosso qua e la. Un capo, questo, che forse più dei precedenti presta il fianco a eventuali rimostranze.
In senso stretto, proprio la third pare quella che meno trae vantaggio da un simile template — in particolar modo da un pattern che, virato su base nera, palesa un contrasto molto vivo, generando un risultato finale, per certi versi, più simile alla fantasia di un pigiama che non a una divisa da gioco…
Allargando il campo, invece, non si può sottacere come ormai dal campionato 2010-2011, quello della rifondazione societaria, siamo giunti all’ottava stagione consecutiva — sì, l’ottava di fila! — con un Perugia preda di un’invariata tavolozza di colori: home rossa, away bianca e third nera.
E se per le prime due uniformi la cosa non è certo un male, su di una terza divisa forse un po’ di brio e fantasia, una saltuaria e salutare ventata di novità, non sarebbe affatto disprezzata. Per un capo che nasce proprio come l’occasione per sperimentare o seguire le mode del momento, una così grande pigrizia stilistica può alla lunga diventare quasi insostenibile.
Maglie portiere Perugia 2017-2018
Il template fin qui sciorinato, sia a maniche corte sia lunghe, e con solo uno sguardo più basic — dettato dall’assenza del pattern di grifetti —, lo ritroviamo infine addosso ai portieri biancorossi. Una scelta che farà storcere il naso a qualcuno, che potrà in qualche modo rimandare a una certa (e succitata) pigrizia; ma che può essere vista, stavolta, come un modo per avvicinare ancor più gli estremi difensori — calciatori “condannati” al non dover mai vestire i colori che difendono, nel vero senso del termine — al resto della squadra, attraverso uno stile affine che rifugga dalla generale banalità oggi imperante tra i pali.
Dalla passata stagione FG Sport mantiene pressoché intatta la gamma cromatica riservata ai portieri perugini: opzioni sono uno sgargiante arancione bordato di biancoblù, un blue navy con dettagli bianchi (e proprio questa sarebbe stata, a mio avviso, un’ottima third per i giocatori di movimento), e due varianti gialloblù a tinte inverse, tutte inserite nel contesto di completi monocolori. E senza dimenticare come già negli anni scorsi, saltuariamente, gli estremi difensori dei Grifo scesero in campo prendendo in prestito la away bianca dei loro compagni di spogliatoio.
Tra passato e futuro
Una collezione, quella 2017-2018, in cui Frankie Garage persevera nel rifarsi più al passato del Perugia, anziché inventare un nuovo linguaggio. Probabilmente le feroci e tuttora vivide critiche degli esordi, scaturite da un’audacia fuori controllo, hanno lasciato il segno in una piazza che Massimiliano Santopadre, per ovvie ragioni, “sente” più di altre da lui vestite; e di conseguenza hanno fatto deragliare FG Sport verso i binari della semplicità e della sobrietà, forse con fin troppa riverenza verso la storia biancorossa — una storia che dev’essere giustamente ricordata e tramandata, certo, ma che prima o poi andrebbe pure aggiornata con nuovi capitoli…
In questo senso, l’attenzione cade inevitabilmente sull’icastico template del Perugia dei Miracoli. Un kit che ammantò gli umbri fino alla metà degli anni Ottanta, al crepuscolo degli anni d’oro biancorossi; e che lì rimase confinato sino al 1998, scaramaticamente rispolverato da Galex per il vittorioso spareggio di Reggio Emilia che riportò i Grifoni in Serie A, e da qui in avanti centellinato nel corso dell’era Gaucci come un abito delle grandi occasioni, alla stregua della reliquia laica che era nel frattempo diventata. Tantopiù che quegli stessi anni, a livello di stile, per il Perugia si tradussero al contrario in una vivacità tra le più interessanti del tempo.
L’attuale corso societario, avallato prima da Tecnosport e poi da FG Sport, pare invece aver eletto proprio quello storico capo di fine anni Settanta, come imprescindibile simbolo dell’identità biancorossa d’inizio Terzo millennio. E se volgere lo sguardo al passato, aggrapparsi con le unghie a una gloriosa e lontana epoca, poteva forse avere un senso nel 2010, con una piazza a pezzi e scivolata in pochi anni dall’Europa alla Serie D… forse oggi è arrivato il momento di scriverne una tutta nuova, di storia. Anche in fatto di maglie.
Perché se c’è una critica che più di altre si può muovere a questa odierna collezione, e in generale a gran parte delle più recenti, è probabilmente quella di aver usurato — magari in buona fede, ma tant’è — il ricordo di un pezzo di storia perugina; un pezzo che seppur importante, rimane una goccia in un mare grande oltre un secolo. Una divisa, quella dei miracoli, che oggi pare quasi esser stata normalizzata dal suo ossessivo utilizzo, quasi depotenziata del suo leggendario fascino, di fatto resa inerme ai nostri occhi. Forse la cosa peggiore, per una maglia che faceva dell’unicità la sua più grande forza.
Beninteso, questa è solo la mia opinione. Nè giusta né sbagliata. Tanti potrebbero ribattere, con cognizione di causa, come sia invece proprio questo l’imperituro manto dei Grifoni: quello che meglio di altri ha colto l’essenza del biancorosso in salsa etrusca, quello che più di tutti è riuscito a rendere l’identità del Perugia unica e immediata. Divergenze e affinità, alla fine è (anche) questo il bello del calcio.
In fondo, guardando pur distrattamente questa casacca, è innegabile: la mente non può che correre al Perugia e a nessun’altra… un template ormai inscindibile dal Grifo, un tutt’uno impossibile da travisare. E per quella che poteva rimanere solo una maglia rossa come tante, anche questo è un traguardo.