“Città invitta”, capace di resistere sia all’attacco dei mori sia all’esercito di Napoleone.
È questo il soprannome di Oporto, “A capital do norte” (“La capitale del nord”) del Paese lusitano, mai sconfitta militarmente dalla sua creazione durante l’Impero Romano. Naturalmente, il suo toponimo ha anche dato origine al nome del Portogallo, nazione che – oltre alle bellezze paesaggistiche – può vantare una lunga serie di fuoriclasse. Caratteristica che non gli ha comunque permesso di vincere alcun titolo internazionale, spesso a causa del vero e proprio onanismo stilistico e tecnico tipico di numerosi calciatori.
La società viene fondata nel 1893, ma riceve il permesso di utilizzare lo stemma della città a partire dal 1922. Anche la scelta dei colori ufficiali aveva l’obiettivo di specchiare lo spirito cittadino, e in generale dell’intera nazione: il bianco come simbolo di purezza e tranquillità, il blu di audacia. Nonostante la carestia di vittorie nei primi decenni di vita, il club riuscì poco a poco a imporsi come uno dei più importanti persino a livello europeo. Innegabilmente, la vittoria della sua ultima Champions League, con José Mourinho in panchina e gente come Vítor Baía, Deco, Maniche, Ricardo Carvalho e Benni McCarthy in campo, ha contribuito notevolmente a tale fama, ma la casacca a larghe righe verticali non è da meno.
Venendo ai giorni nostri, i kit preparati per la prossima stagione provano a incarnare lo spirito battagliero dei Dragões (soprannome classico dei giocatori del club). In che modo? Utilizzando il nuovo template del fornitore Warrior, un mix di forza e semplicità.
Bianco al centro, blu ai lati, poi di nuovo bianco: niente fronzoli. Soltanto delle righine tono su tono a movimentare le bande verticali. Colletto con una particolare versione di scollo a V: una sorta di albatro nero che si incunea nel bianco senza pregiudicarne la prevalenza complessiva. Il pattern è simmetrico anche sulle maniche, che riprendendo una tendenza piuttosto in voga non sono monocromatiche, ma a loro volta suddivise nei due colori dominanti. Il blu le chiude con un bordo orizzontale piuttosto corposo, che ben richiama il total blue dei calzoncini.
A completare il kit, calzettoni bianchi conclusi all’altezza del ginocchio con una doppia banda blu, la prima più sottile la seconda più larga. Considerazione extra-calcistica: la presenza nella rosa di giocatori di diverse etnie, che in qualche modo sembrano sintetizzare il melting pot di Oporto, non fa che esaltare la potenza “guerriera” delle divise: sembra di trovarsi di fronte un battaglione di fanti, provenienti dai quattro angoli della Terra, pronti a conquistare il Nuovo Mondo.
La maglia away impiega una soluzione originale: un camouflage di diverse tonalità di azzurro, bianco e blu, molto distante dal pugno in un occhio rappresentato dalla scelta del Napoli della scorsa stagione, attraversato da diagonali blu scuro. Stesso colore che monopolizza le maniche della casacca, nonché i calzoncini e i calzettoni. Gli inserti, minimi nelle ultime due componenti, sono bianchi. Il colletto è a girocollo, senza nessun dettaglio degno di nota, se non la presenza della tonalità dominante nella parte centrale. A differenza di quella home, in questo caso il main sponsor – il servizio portoghese di telecomunicazioni MEO – si sposta sulle braccia.
La terza opzione, che sarà adottata per i match europei, è sicuramente la più discussa: è un vero trionfo del rosa. Il logo del Porto F.C. viene messo ancora più in risalto dal contrasto cromatico, e anche il fornitore tecnico ne beneficia. A bilanciare la bizzarra scelta, che in Europa contraddistingue la Città di Palermo e ben poche altre società (ricordate il caso della Juventus nella stagione 2011-12?), due sottili righe nere che dopo aver circondato il collo scendono lungo tutta la divisa, interrompendosi solo per lasciare spazio allo sponsor. Altre due righe sono presenti lateralmente sulle maniche, mentre altrettante patch nere coprono l’area sotto le ascelle.
Chissà se il colore è stato ispirato dalla versione rosé del famoso vino tipico della città…
Se volete sapere come sono nati i kit dei guerrieri di Oporto, ecco qua. Che voto dareste al lavoro di Warrior?