È tempo di presentazioni, in Portogallo. Dopo la scelta dei guerrieri do norte, tocca allo Sporting Lisbona presentare ai propri tifosi i kit della prossima stagione.
E lo fa con una novità fondamentale, il cambio del fornitore tecnico: dalla tedesca Puma i bianco-verdi sono infatti passati fino al 2017 all’italiana Macron, che in questo modo espande ulteriormente il suo regno – non si può chiamarlo impero – con un altro grande club.
Benché meno titolata della rivale Benfica, la società dello stadio José Alvalade vantano comunque una tradizione importante, collocandosi come una delle “tre grandi” del campionato portoghese (l’unica competizione internazionale vinta è la Coppa delle Coppe 1963-64).
I kit attuali a righe orizzontali presero ispirazione da quelli della squadra da rugby: tratto che li differenzia dalla maggior parte dei club del mondo. Il fornitore italiano rispecchia questa tradizione, prevedendo una maggior presenza di verde rispetto alle casacche degli ultimi anni: il colletto è alto con una chiusura a bottoni sul davanti – soluzione adottata anche da altre aziende, ma che Macron porta alle estreme conseguenze – mentre il retro prevede il classico spazio per nomi e numeri (e secondo sponsor).
Alle origini, le magliette erano completamente bianche, mentre i pantaloncini erano blu, ma con il passaggio a Sporting Clube de Portugal nel 1906 venne aggiunto il verde. La versione originale era divisa verticalmente in due metà monocromatiche: opzione che permane tuttora – ad esempio nella maglia speciale proposta da Macron – in omaggio a Francisco Stromp, uno dei fondatori dello Sporting e calciatore di grande talento.
In questo caso il colletto, anch’esso suddiviso in bianco e verde, è più classico, presentando uno scollo a “V” sul davanti e la sigla SCP sul retro. La particolarità di questa maglia è la celebre frase in portoghese stampata all’interno: “Queremos que o Sporting seja um grande Clube, tao grande como os maiores da Europa” (trad. “vogliamo che lo Sporting sia un grande Club, della stessa portata dei più grandi Club d’Europa”) proclamata dal Visconte Jose Alvalade dal quale prende il nome anche lo stadio di Lisbona.
La versione presentata non mostra sponsor sul davanti: se rimanesse davvero così pulita, avrebbe poco da invidiare alle migliori in giro per l’Europa.
Kit da trasferta alquanto anomalo. Abbandonando le tonalità scure degli ultimi anni, dal viola al nero, viene preferito un giallo canarino, che se da un lato ben si concilia con il verde dei lusitani dall’altro non ha molti precedenti in ambito calcistico (nazionali come Brasile e Svezia, oltre che essere obbligate dalle rispettive bandiere, utilizzano comunque colori più caldi). Un inserto verde adorna la parte sinistra del colletto, che stavolta è a girocollo, e anche gli altri dettagli mantengono la tinta tradizionale del club.
Molto curata la zona del petto, dove al leone che spunta dal colletto, si aggiunge quello più grande embossato di sfondo allo stemma.
Il brand di Crespellano (BO) non si risparmia nemmeno sui pantaloncini, tra i quali però mancano quelli tradizionali neri. Le alternative sono tre, a tono con le casacche. Monocromaticamente verdi e bianchi i primi due, gialli con inserti verdi i terzi. Chissà come sarà vederli all’opera sui calciatori portoghesi? Scherzi a parte, ci piace pensare che questa scelta sia un (involontario?) omaggio al popolo carioca: è proprio contro i verde-oro che lo Sporting Lisbona a strisce orizzontali giocò e vinse la sua prima partita.
Nota a margine: a quanto pare, in Portogallo vige una sorta di monopolio degli sponsor calcistici. Le tre principali squadre del Paese mostrano sul petto tutte la stessa scritta, e la variabilità è minima anche per la seconda, quella presente sul retro delle maglie (al massimo cambia la marca di birra).
Un panorama abbastanza strano, se paragonato con gli altri campionati continentali. Qualcuno ha idee in merito?