“Wolves are the biggest team for us in Italy”, ha affermato Walter Zenga nella sua conferenza stampa di presentazione come allenatore del Wolverhampton Wanderers.
Una frase decisamente forte che vogliamo omaggiare parlando proprio delle maglie dei Wolves in questo nuovo appuntamento con la rubrica Venerdì Vintage. Analizzeremo precisamente le casacche del biennio 1996-1998 trascorso dal club in First Division, la seconda serie del calcio inglese dell’epoca.
Delle maglie a loro modo memorabili, tutte incentrate sulla forma del ‘Lupetto’ di Wolverhampton, con inserti e forme tutti disegnati col righello, senza la minima concezione di forma ergonomica. Così tra la cucitura dritta delle maniche nere e il colletto squadrato a V trovano spazio le orecchie del lupo e tra gli inserti trapezoidali dei fianchi si allunga il muso.
Come se non bastasse, la texture centrale del corpo è un mosaico di lupi sfumati tono su tono, a elevare all’ennesima potenza l’ispirazione della maglia allo stemma del club. La trama è particolarmente visibile nella maglia away caratterizzata da due toni di blu con finiture arancioni e nere.
Dove si raggiunge il top della deriva Anni 90 è nella maglia da portiere, che merita uno sguardo super ravvicinato. Medesima texture, stessa impostazione sulla forma della testa del lupo e in più un elemento meno evidente a prima vista ma comunque caratterizzante: le maniche, che nella parte alta sono rosse, con una linea spezzata nera che va a formare una W, in modo da ottenere tra le due la sigla WW, Wolverhamtpton Wandereres.
E per chiudere, ammiriamo il trionfo dei dettagli di queste maglie firmate Puma. Dalla targhetta sul fianco destro con il nome della squadra e l’anno di fondazione riportato su quattro piccole divise stilizzate delle quali una da portiere, fino all’etichetta sulla sinistra con il marchio Puma da un lato e le iniziali WWFC con la testa del lupo dall’altro.
E poi le iniziali “WWFC” ricamate sul retro del colletto e il “Made in England” sull’etichetta interna, che più di tutto il resto dà l’idea della lontananza di quell’epoca calcistica, che a memoria sembra vicina, ma in realtà è distante vent’anni…