“Non è giusto pagare 90 sterline per la maglia dell’Inghilterra. Il prezzo deve essere rivisto”.
È con questo tweet del ministro inglese dello sport Helen Grant che è scoppiata la polemica per il costo della nuova maglia Nike dell’Inghilterra 2014. Secondo il Sun, il ministro settimana prossima incontrerà i dirigenti di Nike per chiedere la riduzione del prezzo.
Anche George Cohen, vincitore della Coppa del Mondo del 1966 ha tuonato: “Tutto questo è assurdo. Noi guadagnavamo 50 sterline a partita nel ’66. La maglia è prodotta in Bangladesh e Indonesia da lavoratori pagati 10 sterline a settimana”.
Occorre però fare subito una precisazione: il prezzo di 90 sterline è riferito alla versione Authentic, che corrisponde alla maglia indossata dai giocatori in campo. In realtà la versione Stadium di Nike, ossia la classica replica comunemente venduta nei negozi, si può trovare a meno di 50 sterline (60 euro). Un’analisi più approfondita del mercato forse avrebbe smorzato le polemiche.
La notizia è subito rimbalzata alle nostre latitudini e ripresa anche dal Corriere della Sera che riporta però delle conversioni sbagliate per le due versioni: 90 sterline cambiate a 120 euro (invece di 108) e 60 sterline a 86 euro (anziché 72).
On £90 England #football shirts for fans, it’s not right. Loyal supporters are the bedrock of our national game – pricing needs a rethink.
— Helen Grant MP (@HelenGrantMP) 2 Aprile 2014
Anche il ministro francese per il rilancio produttivo, Arnaud Montebourg, il mese scorso se l’è presa con Nike quando ha scoperto che le maglie della nazionale sono state fatte in Thailandia (ma va?) affermando: “Francamente, non sono contento, non capisco come si possa andare a fabbricare in Thailandia ciò che si fa così bene a casa nostra” aggiungendo che “nella loro vita quotidiana, i francesi, nel limite delle loro possibilità dovrebbero acquistare prodotti nazionali e la Federcalcio dovrebbe avere i mezzi per farlo. Quindi, francamente, non sono contento”.
Pochi giorni dopo, il ministro è stato preso sulla parola e la ditta francese di Tolosa, Ultra Petita, gli ha regalato una maglia fatta in Francia al 100%. “È magnifica” ha esclamato, e ha subito colto l’occasione per domandare alla federazione francese di calcio di rimpatriare parte della produzione presso le imprese locali che svolgono un buon lavoro.
“Ognuno fa ciò che può con i propri mezzi e credo che la Federazione Francese li abbia per promuovere il made in France. Penso che che potrebbero rinegoziare il contratto e chiedere a Nike di fare lavorare delle aziende francesi”.
Nell’articolo pubblicato su europe1.fr, il giornalista Mickaël Frison precisa che i costi di produzione in Francia sono molto più alti rispetto alla Thailandia. Infatti una maglia verrebbe a costare 21 euro contro i 6 euro di Nike. Tuttavia, nonostante la maglia dei Bleus venga venduta a 85 euro, Nike versa in cambio un aiuto al calcio amatoriale francese. Sempre secondo Frison, versando 42 milioni di euro all’anno alla Federazione Francese per vestire i giocatori della nazionale, Nike contribuisce indirettamente allo sviluppo delle infrastrutture calcistiche del Paese.
I francesi però sono d’accordo con Montebourg. Secondo un recente sondaggio, circa 8 di loro su 10 giudicano indispensabile che le maglie dei Bleus debbano essere fabbricate in Francia.
Del costo delle maglie ce ne eravamo già occupati nel 2012, quando una ricerca decretò l’Italia come la più cara in Europa, ma soprattutto con l’inchiesta rivolta alle aziende produttrici del settore sportswear.
Cogliamo l’occasione per chiedervi cosa ne pensate dell’attuale politica per le versioni authentic dei top brand: è giustificato il costo maggiore per l’acquisto della medesima maglia indossata dai calciatori?
Nel frattempo aspettiamo fiduciosi l’esito dell’incontro del ministro inglese con i dirigenti Nike.