Poche cose riescono a essere così incomprensibili all’animo umano, come la terra che si apre sotto ai piedi. Poche cose riescono a entrare e cambiare per sempre la mente umana, come quel boato capace di spazzare via certezze secolari, e talvolta, purtroppo, gli affetti a noi più cari.
In un limbo del genere, niente riesce a dare più stabilità della normalità a cui al più presto tornare: e per tanti ragazzi per sempre sfregiati dalla brutalità della natura, anche un pallone che rotola sull’erba diventa un’ancora a cui aggrapparsi. Per tornare a sorridere, semplicemente per ricominciare.
Diventa quindi quasi naturale che proprio il calcio, la più elementare passione, la più naturale emozione, sia tra i più vicini a chi disperatamente rincorre un briciolo di quotidianità. E da quando il Centro Italia non vuol smetterla di tremare, il calcio non ha potuto esimersi dal dare la sua mano. L’ha già fatto la Lazio, portando nel cuore tutta Amatrice, e lo fa oggi il Perugia per non spegnere i riflettori su Norcia, per far sì che tutta la sua gente torni al più presto a ricostruirla, ad animarla, a viverla.
Il 5 novembre 2016, prima di sfidare e battere il Pisa all’Arena Garibaldi, la squadra perugina è entrata in campo con una t-shirt bianca recante un semplice logo, un semplice intento: I ♥ Norcia, il nome della Onlus nata in queste settimane dalla resilienza di tutti i nursini, resilienza a quel terremoto che li vorrebbe (invano) lontani dalle loro case, la loro storia, le loro radici.
E Perugia, il Perugia, non poteva che abbracciare una terra storicamente legata alla squadra biancorossa. Come ha infatti voluto ricordare il tecnico Cristian Bucchi: «…vorrei parlare di orgoglio. L’orgoglio di essere stato per tanti anni in ritiro a Norcia, per noi è stata una seconda casa. […] Dal canto mio posso fare una promessa. Dal momento in cui Norcia sarà ripartita e i suoi impianti pronti, saremo felici di allenarci almeno una volta al mese sui campi di Norcia».
«Non stiamo vivendo giornate felici. La nostra comunità è stata gravemente colpita. La solidarietà è una cosa che aiuta veramente tanto […] scalda il cuore […] dona energia. Prima di tutto abbiamo bisogno di ricostruire noi stessi…» ha ricordato Nicola Alemanno, il sindaco di Norcia, in occasione della presentazione dell’iniziativa. E per ricostruire noi stessi, a volte basta iniziare dal riscoprire l’orgoglio di sentirsi parte di qualcosa: ciò che è racchiuso in quel motto inserito dal Perugia direttamente sulla sua maglia, direttamente nel cuore.
Dal punto di vista estetico, forse non si sentiva il bisogno di un’ulteriore patch sopra le casacche dei grifoni, ma questo è davvero uno di quei casi in cui la forma non conta, davvero, conta solo la sostanza dei gesti, quelli fatti e quelli che si faranno.
«Vivere queste esperienze da lontano è una cosa, viverle e toccarle da vicino cambia tutto. […] Noi siamo stati fortunati, per così dire, quindi questa nostra fortuna dobbiamo girarla a loro favore», ha riassunto il presidente perugino Massimiliano Santopadre presentando il sostegno della società alla Onlus, che non si limita alla mera visibilità sulle casacche.
Se la patch rimarrà addosso ai grifoni per le prossime gare contro Trapani, Ascoli, Novara e Verona, anche i tifosi potranno in qualche modo agire in prima persona: parte dell’incasso della sfida casalinga contro i siciliani sarà devoluto alla ricostruzione del Nursinate, così come parte della vendita dello speciale giubbino camouflage di FG Sport, in origine realizzato in estate per premiare gli abbonati biancorossi, e in queste settimane rimesso in vendita per tutti quanti volessero contribuire all’iniziativa benefica.
Perché per riabbracciare la normalità, c’è bisogno (anche) delle cose più normali. Come tirare calci a un pallone. Un piccolo passo per ricominciare, per dare un calcio… al terremoto, e ritornare quel che si era prima. Più forti di prima.
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