Il 19 luglio del 1966 è una data che l’Italia del calcio non può dimenticare. In quel giorno si consumò la celebre disfatta con i ‘ridolini’ della Corea del Nord grazie alla rete del carneade Pak Doo Ik. Teatro del triste l’Ayresome Park dell’operosa città di Middlesbrough che appare per la prima volta sul mappamondo dei tifosi italiani. Lì gioca le sue partite l’omonima squadra, compagine storica del football d’oltremanica. Da quel giorno il destino calcistico del ‘Boro‘ (questo il soprannome) e quello tricolore si lega in maniera curiosa e indissolubile.
Passano trent’anni. Nel luglio del 1996 il Middlesbrough riappare magicamente sul planisfero degli appassionati italiani. Fabrizio Ravanelli, neo-campione d’Europa con la Juventus, viene ceduto proprio alla squadra del Nord dell’Inghilterra che mette a sogno un autentico colpaccio. Il ‘Boro‘ è guidato da un presidente ambizioso come Steve Gibson e in panchina è trascinato da Bryan Robson, già player-manager ed ora con il sogno di mettere in bacheca il primo trofeo della storia del club.
La squadra è competitiva. Oltre a ‘Penna Bianca’ (d’ora in poi anche ‘White Feather’) Robson può contare sui brasiliani Emerson e Juninho Paulista, sul danese Beck, sull’altro italiano Gianluca Festa (ex Inter) e su un’intelaiatura solida di giocatori del Regno Unito: il gallese Blackmore, gli irlandesi Moore, Fleming e Morris e gli inglesi Vickers, Pearson, Mustoe, Whelan ed Hignett. Non sono però solamente Festa e Ravanelli a portare in alto l’orgoglio tricolore. Il Middlesbrough infatti è vestito già da due anni dall’italiana Erreà, azienda emiliana che contribuirà a scrivere le pagine migliori della storia del Boro.
Per la stagione 1996-97 l’azienda italiana propone un kit curato e molto particolare. La divisa home è tradizionalmente rossa ma ricca di dettagli. Il colletto è a polo (bianco con rifiniture nere), inserto rosso e chiusura in maglieria bianca con bordo nero. Il lettering Erreà è in bianco e sul cuore. Lo stemma societario, curiosamente assente dal petto, trova spazio solo sulla manica sinistra. La versione nell’immagine, con stemma al centro poco sopra lo sponsor Cellnet, è quella indossata nelle due finali di coppa disputate in quella stagione. La casacca presenta due serigrafie più scure sul centro-destra del torace e sulla stessa manica con la dicitura ‘Boro‘ molto vistosa.
Particolare anche la divisa away. Il template è molto simile. Il colore dominante è il bianco con una stampa a croce asimmetrica in blu (con fantasia irregolare) al cui interno è presente lo sponsor Cellnet in nero. Il motivo viene ripreso anche sulla manica con la dicitura Boro tono su tono. Il colletto ha rifiniture rosse e blu e lo stemma societario, anche in questo caso, è posizionato sulla manica sinistra.
Ravanelli e Juninho sembrano fatti per giocare insieme. ‘Penna Bianca’ segna 16 gol contro i 12 del brasiliano. Il Boro va avanti nelle due coppe nazionali arrivando a traguardi raggiunti in 120 anni di storia.
Nell’aprile del 1997 il Middlesbrough perde la finale della Coca-Cola Cup (la Coppa di Lega) nella doppia sfida con il Leicester (pareggio e vittoria dei ‘Foxes’ nel replay) mentre il 17 maggio il Chelsea si impone 2-0 nell’atto conclusivo della Fa Cup. La delusione è enorme e le fatiche degli impegni infrasettimanali hanno un’influenza pesante in campionato con la squadra che retrocede clamorosamente.
Nel 1997, dunque, il Middlesbrough è costretto a ripartire dalla seconda divisione.
Bryan Robson ha le idee chiare ma la squadra deve salutare sia Ravanelli che Juninho. La colonia italiana continua ad avere in Gianluca Festa il riferimento principale, con Marco Branca che arriva dall’Inter. Fondamentali anche gli arrivi di Paul Merson e di Paul Gascoigne, che si aggrega alla truppa a marzo del 1998. Il gruppo è solido. Erreà propone un kit nuovo di zecca per arrivare al traguardo principale: la promozione in Premier League.
Le divise sono di maggiore impatto rispetto a quelle dell’annata precedente. La maglia home è rossa con una banda orizzontale bianca bordata di nero e al cui interno è presente lo sponsor Cellnet in nero. Il colletto è un particolare scollo a v bianco-rosso-nero sotto il quale è presente il marchio Erreà e lo stemma societario, entrambi in posizione centrale. Le maniche hanno la stessa bordatura tricolore del colletto.
La maglia away è blu con un palo centrale bianco che si apre leggermente verso le spalle in prossimità del colletto (che ha la stessa forma del template home). Le maniche sono metà bianche e metà blu. Il lettering Erreà è in blu mentre lo stemma societario è in rosso. Sponsor Cellnet in bianco con colletto e bordo maniche con rifiniture tricolori rosso-bianco-blu.
Il Boro vive una stagione meravigliosa. Robson guida la squadra al secondo posto che vale la promozione diretta e il ritorno immediato nel calcio che conta. C’è anche un altro exploit in coppa di lega, con la finale di Coca-Cola Cup raggiunta per il secondo anno consecutivo. Il destino è nuovamente beffardo e il Chelsea, una volta ancora, vince il trofeo nell’atto finale giocatosi a fine marzo 1998. Il risultato, manco a dirlo, è sempre 2-0 per i ‘Blues’.
Nel 2000 Bryan Robson saluta il Middlesbrough e, dopo l’interregno diviso con Terry Venables, nel 2001 nel North Yorkshire comincia una nuova e fulgida era. Steve Gibson infatti cede l’incarico di manager a Steve McClaren. La bandiera tricolore sventola sempre fiera dalle parti del ‘Riverside Stadium‘ (il ‘maledetto’ Ayresome Park è andato in pensione nel 1995) grazie all’inossidabile Gianluca Festa (e ad una comparsata di Benny Carbone) e ovviamente grazie ad Erreà.
Nel 2002 Festa ammaina la bandiera ma arriva Massimo Maccarone, giovane promessa del calcio azzurro voluto fortemente dallo stesso McClaren. Dopo un undicesimo posto, nell’estate 2003 vengono poste le basi per la prima annata trionfale nella storia del club. La squadra vede alcuni punti fermi come Schwarzer, il capitano Southgate, Ehiogu, Queudrue, Boateng, Nemeth, Maccarone e il brasiliano Juninho tornato con grande entusiasmo. Il mercato regala rinforzi di spessore come Zenden, Mills, Doriva e Mendieta.
Erreà decide di mantenere uno stile sobrio. La divisa home è interamente rossa con profili bianchi sui fianchi che partono dal colletto bordando la parte alta delle maniche. Il colletto è a polo ed è rosso (con bordature bianche). Stemma societario sul cuore con lettering Erreà dala parte opposta. Sponsor Dial a Phone in bianco.
Più eccentrica la maglia away. Il template è molto simile. La maglia presenta una tonalità di rosso bordeaux (colletto, maniche ed inserti ascellari) e blu scuro (parte frontale) con profili gialli. Il colletto è bordato di blu e ha due inserti in maglieria. Lettering Erreà in bianco, stemma societario sul cuore.
Con lo stile classico (per quanto riguarda la casacca home), si sa, si va sul sicuro. Il Middlesbrough di McClaren zoppica in campionato ed esce presto dalla Fa Cup. È in Carling Cup (nuovo nome della Coppa di Lega) che arrivano le migliori soddisfazioni. Dopo un cammino estenuante (Brighton eliminato ai supplementari, Everton e Tottenham ai rigori) culminato con la doppia semifinale con l’Arsenal, il 29 febbraio 2004 Gareth Southgate può alzare al cielo di Cardiff il primo trofeo della storia del Boro.
Il Blackburn viene regolato dai gol di Job e Zenden (2-1 il risultato finale) e il popolo del North Yorkshire può finalmente mettere in bacheca un alloro di prestigio.
Nel 2004-2005 McClaren guida il Boro al settimo posto che vale la qualificazione alla Coppa Uefa. Steve Gibson capisce l’importanza storica e prova a cogliere l’occasione enorme che gli si presenta. L’intelaiatura è quella della squadra che ha vinto la Carling Cup. Si sono aggiunti gli attaccanti Jimmy Floyd Hasselbaink e Mark Viduka, fanno il proprio esordio in prima squadra Cattermole ed Adam Johnson. In estate arrivano l’austriaco Pogatetz, il nigeriano Yakubu, il brasiliano Rochemback ed il portoghese Abel Xavier (una comparsa).
Anche Erreà sente profumo d’Europa e propone una collezione molto curata che prevede tre divise. La maglia home è essenziale. Rossa (come tradizione vuole) ma con una vasta banda bianca centrale che si ‘apre’ sul fianco destro e che contiene lo sponsor 888.com. Il colletto è a v con finiture bianche, lettering Erreà bianco e stemma societario sul cuore.
La divisa da trasferta è molto interessante. Blu (tessuto lucido) con inserti sui fianchi in blu navy, profili rossi ed un colletto dalla forma ‘morbida’. Sponsor 888.com e logo Erreà in bianco con lo stemma societario sul cuore. La terza maglia (usata nella sfida di Coppa Uefa con il Basilea) è interamente bianca con colletto ‘aperto’ con profili neri ed inserti neri sulle maniche.
Come il patron Gibson anche Steve McClaren decide di puntare tutto sulla Coppa Uefa ed in campionato arriva infatti un modesto 14° posto. In Fa Cup il sogno della finale viene interrotto contro il West Ham. In Uefa invece la cavalcata è entusiasmante. Il Boro supera agevolmente i greci dello Skoda Xanthi nel primo turno eliminatorio. La fase a gironi è trionfale: prima posizione vincendo con Grasshoppers, Dnipro e Litex Lovech e pareggiando con l’Az Alkmaar.
La fase ad eliminazione diretta entra nella leggenda del club del Nord dell’Inghilterra. Nei sedicesimi la vittoria per 2-1 a Stoccarda è decisiva, considerando la sconfitta di misura in casa nella gara di ritorno. Discorso identico agli ottavi contro la Roma. Al Riverside Stadium vince il Boro 1-0 mentre all’Olimpico è inutile il 2-1 dei giallorossi di Luciano Spalletti.
Nei quarti Massimo Maccarone comincia a studiare da ‘history man’ della storia del Boro. Il Basilea si impone 2-0 in Svizzera all’andata convinto di aver messo fine all’avventura europea di McClaren e compagni. Nella partita di ritorno in Inghilterra è proprio ‘Big Mac’ a segnare il gol qualificazione al 90′, fissando il punteggio sul 4-1.
Situazione che si ripete clamorosamente anche nella semifinale con la Steaua Bucarest. In Romania finisce 1-0 per i padroni di casa. Al Riverside il 4-2 decisivo è firmato ancora dall’attaccante italiano, in zona Maccarone: all’89’. Il pubblico è in estasi: il Middlesbrough è in finale di Coppa Uefa.
Al Philips Stadion di Eindhoven il Boro di McClaren si presenta all’appuntamento con la storia dovendo affrontare il pericolo Siviglia di Juande Ramos, che è favorito. Maccarone, uomo della provvidenza, parte dalla panchina. Tra gli andalusi invece Enzo Maresca si rivela micidiale.
I ‘Rojiblancos‘ non hanno pietà e vincono con un netto 4-0 firmato dallo stesso ex Juventus (doppietta) e dai centravanti Kanouté e Luis Fabiano. In casa Middlesbrough la delusione è enorme: un’occasione del genere potrebbe non tornare mai più.
La magia del Middlesbrough di McClaren, infatti, finisce quel 10 maggio 2006. Nel 2007 Massimo Maccarone torna in Italia a titolo definitivo. Il Boro viene guidato dall’ex capitano Gareth Southgate ma nel 2009 retrocede e non farà più ritorno in Premier League.
Nello stesso anno, dopo 15 stagioni, Erreà lascia il club del North Yorkshire che passa ad Adidas. Il brand italiano saluta così dopo una Coppa di Lega (unico trofeo della società) tre finali nazionali perse e una Coppa Uefa solamente sfiorata. Piazzamenti che non entrano nell’albo d’oro ma che rimangono nel cuore dei tifosi in maniera incancellabile.
Il Boro firmato Erreà rimarrà nella memoria degli appassionati di questo sport per essere stato un pioniere del connubio calcistico Inghilterra-Italia, reso possibile anche da giocatori come Ravanelli, Festa, Branca, Carbone e Maccarone. ‘Italians do it better’, dunque. A Middlesbrough ancora di più.