“Molte realtà, come Venezia, Perugia e Palermo, lo fanno già, ma vorrei che anche i grandi club accogliessero la mia proposta di cucire sulle magliette i simboli della regione o della provincia o della città, a scelta. Sarebbe un modo molto popolare di far conoscere gli stendardi della cultura locale“. Da queste parole, pronunciate dal ministro Luca Zaia, si è aperto il dibattito tra i tifosi italiani.
Di primo acchito la proposta sembra essere sensata, ma riflettendoci in maniera più approfondita non siamo d’accordo con le parole del ministro.
Uno stemma cucito su una maglia deve avere un valore ben definito, rappresentare qualcosa che lo leghi indiscutibilmente alla società. Siamo sicuri che lo stemma di una regione, provincia o città sia associabile a tutte le squadre italiane?
Pensiamo alla Juventus che come ha detto Cobolli Gigli “è di Torino, ma ha 13 milioni di tifosi in tutta Italia“. E pensiamo all’Internazionale (Inter) il cui nome deriva dal fatto che accolse giocatori stranieri e non solo italiani in squadra, a differenza del Milan.
E ancora: avrebbe senso applicare lo stemma di una regione sulla maglia se poi dei calciatori in campo neanche uno proviene da quella regione? O addirittura se neanche uno è italiano?
Per promuovere le realtà locali si potrebbe giocare una giornata di campionato con gli stemmi, tutti insieme, come una sorta di campagna promozionale. Ben diverso da applicare perennemente uno stemma.
Di seguito pubblichiamo alcune dichiarazioni apparse sul web.
Da come vedo io il calcio, già e tanto che sulle maglie ci sia il nome dello sponsor. Io dico che l’identità di una squadra di calcio e’ data dai suoi colori e dal simbolo della società. Per me non c’e’ bisogno di aggiungere altri orpelli.
Il Milan e’ una gloriosa società plurititolata, con oltre 100 anni di storia sulle spalle ed e’ conosciuta in tutto il mondo per il rosso e il nero e per lo stemma del diavolo. Questo e’ il suo dna, il suo ‘dialetto’ e non c’e’ bisogno di altro. A Zaia dico: non mischiamo il diavolo con l’acquasanta” – Maurizio Lupi (presidente del Milan Club Montecitorio).
Sono d’accordo sul fatto che le maglie delle squadre di calcio ospitino il simbolo della realta’ locale di cui sono espressione. Per quanto riguarda il Livorno, il ‘Torrione’, simbolo della nostra citta’, e’ sempre stato presente sulla divisa della nostra squadra.
È una proposta su cui sono d’accordo, se serve a far contare di piu’ e a valorizzare le comunita’ locali, in un’ottica e in uno spirito federalisti. Se serve invece per qualche progetto diverso…non sono d’accordo, ma ora non voglio polemizzare” – Alessandro Cosimi (Sindaco di Livorno).
“Il problema non e’ tanto il simbolo locale o cittadino sulla maglia della squadra di calcio, ma il fatto che i club portano il nome di una citta’, ma nessuno o quasi nessuno dei giocatori, dell’allenatore o dei tecnici provengono dalla citta’ che rappresentano sui campi di gioco” – Mauro Favilla (Sindaco di Lucca)
“Come Oronzo Canà io metterei, oltre che la regione, anche una frase della regione, per il Milan, ad esempio, potrebbe essere ‘se fem, sifulum!’, ovvero ‘che facciamo, fischiamo?’. La stessa frase andrebbe bene anche per gli arbitri” – Per la sua Roma propone un secco “Annamo!” – Lino Banfi (attore)
Sei d’accordo con la proposta del ministro?
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