La notizia della scomparsa di Pelè, uno dei più grandi calciatori della storia (se non il più grande), è ormai da giorni su tutti i giornali. Non vogliamo aggiungere commenti o elogi a colui che ha già ricevuto omaggi e consacrazioni per il suo viaggio finale, grazie al lascito enorme che un Re del genere ha regalato a tutto il mondo.
Quello che possiamo fare è passare in rassegna l’incredibile carriera della leggenda brasiliana attraverso le maglie che ha indossato, delle epoche che ha attraversato e delle competizioni nelle quali lo abbiamo potuto ammirare (per molti di noi nei video, per pochi eletti dal vivo). Un percorso lungo e strepitoso, fatto di sogni realizzati e di maglie leggendarie e significative che hanno scandito le ere calcistiche in cui questo strepitoso fenomeno ha lasciato il suo marchio incancellabile.
Nel 1956 il giovane Edson Arantes do Nascimento si è già affacciato al calcio professionistico brasiliano e presto lo avrebbe fatto in quello internazionale. Esordio a 15 anni nelle giovanili del Santos, stato di San Paolo, a settembre ’56 arriva l’esordio in prima squadra e queste sono le immagini delle prime maglie indossate: una palata bianconera con un grosso stemma della squadra sul petto come su usava all’epoca e scollo a V larghissimo, svasato, con colletto abbondante in bianco ai lati.
Per apprezzare il retro, dobbiamo rivolgerci ad un’altra famosissima foto, il giorno del suo ultimo match con il Santos scattata mentre scende le scale che portano al campo, che è una versione leggermente diversa (il colletto qui nel retro appare nero, così come i bordi delle maniche). Il numero con i bordi si distingue benissimo dalla trama a strisce.
Dieci mesi dopo gli scintillanti esordi arriva la chiamata in nazionale. Lo storytelling ci imporrebbe di raccontare l’impresa compiuta dal più giovane marcatore in un Mondiale e la strepitosa cavalcata che gli ha permesso di dominare la scena a soli 17 anni, ma questo è stato già ampiamente sviscerato da ogni giornalista, media o tifoso del mondo.
Qui ci soffermiamo soprattutto sulla maglia della finale, che ha visto Brasile e Svezia affrontarsi allo stadio Rasunda di Solna; dato che i padroni di casa giocavano in maglia gialla con pantaloncini blu, per i verdeoro era il momento di sfoggiare il kit da trasferta in uno splendido blu abbinato ai calzoncini bianchi e calzettoni bianchi con doppio cerchio in verde (alcune foto di allora sono ricolorate, ovviamente).
Lo scollo a V è anche qui evidente e profondo come in tutto il decennio calcistico dell’epoca e oltre, con una sovrapposizione che si può notare tra un risvolto e l’altro del colletto: nella foto a fine gara con il giovane Pelé in lacrime per aver regalato il titolo iridato al suo paese, il leggendario portiere Gilmar e Didì sono al suo fianco per ringraziarlo e sostenerlo. Un’immagine commovente abbinata ad un completo entrato nella mitologia calcistica.
Da notare anche l’enorme scudo a rappresentare la federazione brasiliana, che ancora si chiamava Confederação Brasileira de Desportos (CBD) e non de Futebol (CBF) come avvenne in tempi moderni (1979).
La fama del campione è già alle stelle. In patria e nel mondo, il “craque” diventa subito popolarissimo e con il Santos comincia (o prosegue, anche se non ancora ventenne) la sua storia di vittorie a ritmi impressionanti, che culminano nei primissimi anni ’60: qui la maglia è diversa, la società è passata al bianco totale che manterrà per molto tempo come kit casalingo, alternandolo a quella palata bianconera che tornerà come prima maglia più in là.
Qui sotto, nella foto di squadra del 1962, si può apprezzare il completo bianco nella sua interezza e pulizia anche a manica lunga, senza fronzoli né decorazioni, una totale assenza di dettagli che hanno fatto rassomigliare il Santos al più famoso Real Madrid, precursore già negli anni ’50 di una divisa interamente bianca che è rimasta impressa nella memoria di tutti per aver vinto 5 coppe dei Campioni consecutive con Di Stefano e soci.
Il 1962 è un anno importante perché segna la prima vittoria in Copa Libertadores (allora si chiamava ancora Copa de Campeones de América) contro gli uruguaiani bi-campioni del Peñarol e l’affermazione della prima squadra brasiliana in assoluto nel trofeo continentale, un sigillo sulla carriera già scintillante e inarrivabile dell’ancor giovane Pelè. La Libertadores aveva un grande fascino, secondo lui stesso: “Posso assicurare che era più difficile vincere contro il Boca, il Peñarol, o il Botafogo che contro le grandi Nazionali che incontravamo in Coppa del Mondo. Tra di noi ci conoscevamo benissimo, per questo ogni partita era una grande battaglia, c’erano partite durissime.”
Sempre il colletto ampio, V larga fino al petto (con catenina sempre in vista) e stemma imponente: un classico che si ripeterà per molti anni.
Nello stesso anno e nelle stesse vesti, il Santos va a sfidare il Benfica di Eusebio nella finale di Coppa Intercontinentale che si svolgerà in due match, con l’ultimo stravinto per 5-2 con tripletta di chi? Del 10.
Non ci vorrà molto a Pelè per ripetersi con il Santos: arriva infatti nel 1963 il bis in Copa Libertadores, stavolta contro il Boca Juniors. Nella foto seguente Pelè è con il capitano degli argentini Rattin, incontrato anche altre volte nelle sfide in nazionale.
Nella stessa annata la squadra riesce nel bis impossibile, quello in Coppa Intercontinentale, stavolta ai danni del Milan di Rivera in una triplice sfida complicatissima e molto discussa, che vide l’abatino assente nell’ultimo match per infortunio. Non prima di poter scattare foto indimenticabili con due kit di grande impatto a confronto.
Torniamo però alle divise della nazionale degli anni ’60: qui vediamo il giovane fenomeno in una casacca particolare, con la scritta larga sul petto “Brasil” e le stelle della bandiera a campeggiare al centro.
In azione contro il Messico nel 1962, altro Mondiale vinto che però ha visto quasi subito l’uscita di scena di Pelè a causa di un infortunio. I pantaloncini blu sono stavolta svasati, larghi e la manica lunga termina con i classici polsini in verde.
Nel 1963 il Brasile disputa un’amichevole a Milano contro l’Italia: inutile dire altro sulla maglia, la foto è notevole e lascia un senso di ammirazione che si nota anche sulle facce dei calciatori. È la famosa partita di Trapattoni in marcatura sulla Perla Nera: ma lui giocò soltanto 26 minuti, il Brasile era in formazione sperimentale e veniva da un tour de force di sette amichevoli in poche settimane.
Concediamoci anche un ulteriore momento di nostalgia con questa fantastica figurina Panini del 1965, fronte-retro: nella maglia domina ancora il bavero largo e lo scollo abbondante.
Nel 1966, al suo terzo mondiale personale – stavolta meno fortunato – la nazionale sfoggia ancora un kit simile ma con collo a V leggermente più stretto ed il verde più spesso e visibile. I calzettoni hanno una doppia striscia verde intervallata dal giallo.
Facciamo un ritorno breve alle maglie del Santos per segnalare come, talvolta, il design abbia subito una modifica minima ma notevole: il girocollo, prima in versione estiva a manica corta ed anche nella divisa a maniche lunghe subito sotto, in questa spettacolare immagine del 1972 di un’amichevole contro lo Sheffield Wednesday.
Questo ci porta alla chiusura del favoloso decennio con club e nazionale, culminato con la vittoria – ahinoi tristemente famosa – per 4-1 nella finale dell’Azteca del 1970 contro l’Italia: in quel periodo, possiamo apprezzare un cambio di disegno con il colletto oramai stabilmente a girocollo ed uno stemma di dimensioni più contenute.
Con la conquista del terzo titolo mondiale e della Coppa Rimet, il Brasile può sfoggiare le tre stelle: questa maglia del 1971, ultimo anno nella Seleçao, autografata nella parte davanti con nome e cognome (Pelé firmerà da fine carriera in poi solo con lo pseudonimo, facendo diventare la sua firma un brand) è stata venduta all’asta per 18.000 euro.
Terminata l’avventura in nazionale come nessuno aveva mai fatto prima e nemmeno in seguito, Pelè al Santos vive annate in cui la squadra non riesce a conquistare più altri trofei o campionati: così, nonostante i tanti campioni reduci dal mondiale ancora presenti, Pelè a 35 anni decide di sbarcare in America nei New York Cosmos: ci risparmiamo il racconto tragicomico e triste della utopia americana dell’epoca nel tentare di far esplodere lo showbusiness nel calcio, ma evidenziamo con curiosità la vasta produzione di maglie che quegli anni hanno regalato.
Pelè fu ingaggiato nel 1975 assieme a tanti altri campioni del calcio oramai a fine carriera, ma le immagini rimangono d’effetto: maglie puntinate traspiranti, numeri in evidenza su petto ed anche sulle braccia, colletti ampi chiusi ed aperti. Una varietà notevole.
Per chiudere una carrellata di momenti leggendari ed indelebili, sappiamo che nel cuore di tanti ragazzi dagli anni ’80 in poi la maglia a cui associare Pelé è però una sola: quella indossata nel film Fuga per la vittoria del 1981, quando insieme ad altri campioni come Ardiles, Bobby Moore e Deyna interpreta il ruolo di prigioniero dei nazisti a Parigi e, in una sfida leggendaria allo stadio di Colombes, superano in rimonta i tedeschi in una partita per la “salvezza” con una rovesciata diventata iconica nel mondo cinematografico e non solo.
La maglia usata per il film è un completo bianco con calzoncini abbinati e calzettoni blu, mentre una banda bicolore rossoblù intramezzata dal bianco scende dalla spalla sinistra fino alla vita. Un kit degli “Alleati” veramente elegante, uno dei tentativi più riusciti nella filmografia dello sport tanto da diventare famoso quanti quelli reali.
La straordinaria popolarità ed il successo di un campione del genere è sempre derivata dai valori che il padre, Dondinho, calciatore anch’esso ha voluto trasmettere al giovane Dico diventato poi Pelè, il migliore del mondo. L’umiltà, il sacrificio, la dignità di sapersi difendere ovunque pur venendo dal nulla. Il talento puro mescolato ai sogni di ragazzo gli hanno permesso di raggiungere il tetto del mondo. Vogliamo salutare così per l’ultima volta il 10 più famoso di sempre: spensierato, con i compagni di squadra della nazionale, mentre suona la chitarra durante il ritiro del 1966.
La Perla Nera, O’ Rei e le sue maglie ci hanno fatto volare. Grazie.